domenica 7 luglio 2013

Ida Magli: “I governanti ci vogliono uccidere”

Minimalista, depressa, costantemente sull’orlo del baratro. E’ questa l’Italia che vuole l’Europa? O è la conseguenza di errori politici? Ne discutiamo con Ida Magli, antropologa e saggista italiana. Nel suo lavoro ha applicato il metodo antropologico alla cultura occidentale, pubblicando i risultati delle ricerche in numerosi saggi dedicati al cristianesimo, alla condizione delle donne, agli strumenti della comunicazione di massa. Ida Magli, nel 1997, con il suo saggio “Contro l’Europa”, ha previsto ciò che oggi sta accadendo in Europa, in Italia.
Dal 1997 lei afferma che l’Europa, questa Europa, è dannosa per l’Italia. Come spiega l’europeismo italiano a tutti i costi?
Sono i governanti, i politici, i sindacalisti, più qualcuno dei grandi industriali per ovvi motivi di allargamento del mercato, ad aver imposto l’europeismo italiano a tutti i costi. Lei fa bene a sottolineare che è ‘italiano’: in tutti gli altri paesi, sebbene i governanti spingano verso l’unificazione europea, non c’è l’assolutezza che c’è in Italia, naturalmente anche a causa dell’obbedienza dei mezzi d’informazione nel tenere il più possibile all’oscuro i cittadini sugli scopi dell’Europa e sui suoi aspetti negativi, un’obbedienza quasi incredibile. Faccio un solo esempio: tanto Mario Monti quanto Emma Bonino sono stati compartecipi del più grosso scandalo avvenuto in seno al governo europeo (La Commissione Santer: Commissione Europea in carica dal 1995 al 1999, quando è stata costretta alle dimissioni perché travolta da uno scandalo di corruzione – ndr) e costretti alle dimissioni con due anni di anticipo dalla scadenza del mandato per motivazioni ignobili quali nepotismo, contratti illeciti, enorme buco di bilancio, come recitala Gazzettaufficiale dell’UE. Ma nessun giornalista lo dice mai e nessuno l’ha mai sottolineato, neanche quando Mario Monti è stato capo del governo e oggi in cui Emma Bonino è ministro degli esteri nel governo Letta.”
Quali sono gli interessi in gioco?
“I motivi di esclusivo interesse per i governanti sono molti, ma mi fermo a illustrarne soltanto due. Il primo è di carattere politico: distruggere gli Stati nazionali e per mezzo dell’unificazione europea, distruggere i popoli d’Europa, ossia i ‘bianchi’, facilitando l’invasione degli africani e dei musulmani per giungere a un governo ‘americano mondiale’. Naturalmente per la grande maggioranza degli italiani, quella comunista, l’universalizzazione era già presente negli ideali marxisti ed è persistita, malgrado le traversie della storia, fino ad oggi in cui vede finalmente realizzati i propri scopi nel governo Letta. Si spiega soltanto così la lentezza e la tortuosità che sono state necessarie per giungere al governo Letta: era indispensabile creare le condizioni che giustificassero il vero governo ‘europeo’, abilitato a distruggere l’Italia consegnandola all’Europa. Il secondo motivo è esclusivamente d’interesse personale: si sono costruiti, spremendo e schiacciando il corpo dei sudditi, un grande ‘Impero’ finto, di carta, che non conta nulla e non deve contare nulla in base ai motivi che ho già esposto, ma che per i politici dei singoli Stati è ricchissimo. Ricchissimo di onori, di benemerenze, di poltrone, di soldi. Governare oltre cinquecento milioni di persone, con tanto di ambasciate aperte in tutte le parti del mondo, fa perdere la testa a questi politici che vengono dal nulla e che non sono nulla e che, quando manca una poltrona in patria, la trovano in Europa per se stessi, parenti, amici, amanti, con un giro immenso di possibilità e libero da ogni controllo. Non c’è praticamente nessuno dei politici oggi sulla scena che non sia stato parlamentare europeo: Napolitano, Bonino, Monti, Prodi, Letta, Rodotà, Bersani, Cofferati e tanti altri ancora, con un ricchissimo stipendio e benefici neppure immaginabili  per i comuni lavoratori. Essere parlamentare europeo significa anche impiegare il poco tempo passato a Bruxelles a tessere i legami e scambiare i favori utili per la futura carriera in patria, godendo anche alla fine di questi ben cinque anni di dura fatica, di una cosa strabiliante: la pensione per tutta la vita.”
In un suo recente intervento ha affermato che non c’è nessuna luce al termine del tunnel della crisi. Il tunnel è dunque la realtà alla quale dobbiamo abituarci?
“Sì, il tunnel è la realtà. Non dobbiamo abituarci, però, anzi: dobbiamo guardarla in faccia come realtà. Niente di ciò che dicono i politici prospettando un futuro miglioramento nel campo economico è vero e realizzabile, perché non possiamo fabbricare la moneta, come fa ogni Stato sovrano (Come fanno in questi giorni il Giappone e l’America per esempio – ndr). Una moneta uguale fra paesi diversi è una tale aberrazione che non è possibile credere a un errore compiuto dai tanti esperti banchieri ed economisti che l’hanno creato, fra i nostri Ciampi e Prodi. E’ stato fatto volutamente per giungere a una distruzione.”
Per distruggere cosa?
L’introduzione dell’euro ha sferrato il colpo di grazia all’economia degli Stati. Se viceversa si fosse trattato davvero di un errore, allora perché, invece di metterli alla gogna, continuiamo a farci governare da quegli stessi banchieri ed economisti che non sopportano la minima critica all’euro? Dunque la situazione economica continuerà ad essere gravissima e il solerte Distruttore si prepara a consegnarci all’Europa sostenendo che mai e poi mai potremo mancare agli impegni presi e che per far funzionare l’euro bisogna unificarsi sempre di più. Questa è la meta cui si vuole giungere. Visto che la moneta unica non funziona, perché sono diverse le produzioni dei singoli Stati, cambieranno forse queste produzioni unificando le banche e le strutture economiche? Bisogna farsi prendere per imbecilli non reagendo a simili affermazioni. L’unica possibilità che abbiamo per salvarci è che sorga qualcuno in grado di organizzare una forza contraria. Io non lo vedo, ma lo spero. Lo spero perché l’importante è aver capito, sapere quale sia la verità, guardare in faccia il nostro nemico sapendo che è ‘il nemico’.”
In Italia, come in altri paesi colpiti da questo nuovo assetto di mercato che tanti chiamano crisi economica, spesso il suicidio è visto come una soluzione. Come si spiega antropologicamente che è meglio morire invece di ribellarsi?
“La spiegazione si trova in quello che ho detto: i governanti ci vogliono uccidere, lavorano esclusivamente a questo scopo, obbligandoci a fornire loro le armi per eliminarci il più in fretta possibile. Questo è il ‘modello culturale’ in cui viviamo. In base alla corrispondenza e l’interazione fra modello culturale e personalità individuale, chi più chi meno, tutti gli italiani percepiscono il messaggio di condanna a morte che i governanti hanno stabilito per noi in ogni decisione che prendono, in ogni discorso che fanno, in ogni persona che scelgono, in ognuno dei decreti, delle leggi che emanano e delle tasse che impongono. E tuttavia non se ne può parlare: la condanna a morte è chiara ma implicita, sottintesa, segreta, nascosta perché ovviamente l’assassinio individuale così come il genocidio di un popolo, è un delitto e non si può accusarne il governo, il parlamento, i partiti: nessunoE’ questo il motivo per il quale ci si uccide: l’impossibilità a parlarne, a dirlo chiaramente perfino a se stessi, a fare qualsiasi cosa per evitarlo e ad accusare il proprio ‘padre’. Neanche Shakespeare sarebbe stato in grado di descrivere la tragedia che stiamo vivendo, per la quale stiamo morendo. Qualcuno riesce forse a rendersi conto di che cosa significhi eliminare volontariamente i ‘bianchi’, la civiltà europea, invece che tentare di allontanare il più possibile questa fine, di imprimere nella storia lo sforzo per la salvezza? Qualcuno riesce a concepire un delitto più nefando di questo: che si siano assunti il compito di agevolare  questa morte soprattutto gli italiani, i governanti italiani, quando viceversa avrebbero dovuto essere loro a impedirlo, a voler conservare il più possibile l’immensa Bellezza che gli italiani hanno donato al mondo?
Fonte: mxpress.eu

sabato 1 giugno 2013

Monas Hieroglyphica - John Dee


John Dee nasce a Londra il giorno 13 luglio dell'anno 1527, da una famiglie borghese di commercianti di tessuti, questo permette al giovane di trascorrere un'infanzia serena, dimostrata fino in giovane età una predisposizione allo studio all'età di 15 anni si reca a Cambridge dove frequenta il St. John's College. In una nota biografia ricorda come le sue giornate fossero completamente dedicate agli studi, senza concedersi distrazioni, questo ad indicare una grande forza di volontà, e un animo teso alla conoscenza. Terminati gli studi nell'anno 1546, viene insignito di membro del Trinity College.

La vita di Dee a questo punto inizia a tingersi di mistero, dove politica e magia si manifestano a più riprese sul palcoscenico della sua esistenza.  Nell'anno 1551 viene accusato di far parte di un complotto teso ad avvelenare Maria di Tudor, tramite l'utilizzo della stregoneria e delle pozioni. L'accusa, per sua fortuna venne ritirata, e come effetto indiretto lo portò ad essere, nell'anno 1558, l'astrologo personale della nuova sovrana Elisabetta I. Si narra che le sue consulenze non fossero legate solamente all'interpretazione degli astri, alla stesura di oroscopi, e indicazione di date proprizie e nefaste, ma anche a vere e proprie azioni magiche al servizio della sovrana, e della cerchia nobiliare a lei più prossima.

Certamente Elisabetta I aveva una grande considerazione di Dee, in quanto lo nominò cancelliere della Cattedrale di San Paolo a Londra, sovrintendente del Christ College di Manchester, malgrado le ripetute accuse di stregoneria e magia nera in sodalizio con Edward Kelley. Con cui venne accusato di aver riportato in vita i defunti grazie all'utilizzo della goetzia.

John Dee muore a Mortlake (Londra) nel 1608.

Le sue opere giunte fino a noi:
  • Monas hieroglyphica, 1564
  • Propaedeumata aphoristica, 1568
  • Parallacticae commentationis praxosque, 1573
  • Perfect Arte of Navigation, 1577
 al seguente link attivo è possibile scaricare la  Monas Hieroglyphica (testo di alchimia, cabala e teurgia)


mercoledì 22 maggio 2013

Dominique Venner, Onore e Memoria

"Ci vorrà certamente un gesto nuovo, spettacolare e simbolico per scuotere la sonnolenza, scrollare le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini"

Dominique Venner




Mi rammarico come questo gesto di rinuncia alla vita, viene già etichettato come follia, o estremismo, non comprendo la natura ideale e simbolica di cui è espressione.  Dominique Venner ha semplicemente deciso che non voleva più vivere in una Francia che anno dopo anno, legge dopo legge, ha rinunciato alla propria anima, ha reciso ogni legame con la propria storia e tradizione, è stata ridotta ad un involucro vuoto dove oligarchie di burocrati, politici e bancari banchettano con la carne del popolo. Il fanatico è colui che uccide gli altri, e talvolta se stesso, per la propria idea; l’idealista sacrifica se stesso per l’amore dell’Idea Superiore che in lui si incarna e lo anima.
E' possibile attendersi giudizi e commenti, non dico positivi ma almeno imparziali attorno a questa vicenda umana, in un mondo europeo dove i giornalisti sono asserviti agli interessi del proprio editore, dove la loro libertà ha inizio e fine con la firma apposta sulla busta paga, dove ogni dissenso alle logiche imperanti (Europa, Globalizzazione, Diritti senza Doveri, Relativismo Culturale e Morale) sono giudicati come espressione di folli, radicali o integralisti ? Quasi come se questi pochi decenni fossero da un lato l'unità di misura su cui costruire il futuro, e dall'altra la lente su cui interpretare il passato come erroneo ed oscurantista. E se vi fosse un errore ? E se i veri pazzi e folli fossero proprio queste persone che oggi gridano al razzismo, al revisionismo, all'estremismo, senza voler minimamente rendersi conto che in natura ogni volta che un elemento esterno penetra in un organismo questi si  impegna a debellarlo, e che questi cambiamenti non sono espressione del mutamento di un popolo, ma bensì indotti da quel flagello che è l’economia globalizzata. In una Europa sempre più priva di identità, dove i cittadini sono stati ridotti a semplici macchine da consumo, dove ogni elemento identitario è stato rimosso, un uomo che consacra la propria vita, fino all'estrema conseguenza, ad un'Ideale non può che essere visto come sovversivo, pericoloso e folle dai servi del potere. In quanto quest'uomo richiama un concetto sedizioso: sono le comune radici che legano gli uomini, e non l'economia.

Onere e memoria a Dominique Venner.

Di seguito la sua ultima lettera:


ULTIMA LETTERA DI DOMINIQUE VENNER, MORTO SUICIDA OGGI NELLA CATTEDRALE DI NOTRE DAME:

"Perché mi do la morte
Sono sano di spirito e di corpo e sono innamorato di mia moglie e dei miei figli.
Amo la vita e non attendo nulla nell'al di là, se non il perpetrarsi della mia razza e del mio spirito.
Cionondimeno, al crepuscolo di questa vita, di fronte agli immensi pericoli per la mia patria francese ed europea, sento il dovere di agire finché ne ho la forza; ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà.
Offro quel che rimane della mia vita nell'intenzione di una protesta e di una fondazione.
Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali.
Quando tanti uomini vivono da schiavi, il mio gesto incarna un'etica della volontà.
Mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell'anima e contro gli invadenti desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà plurimillenara.
Così come difendo l'identità di tutti i popoli presso di loro, insorgo contro il crimine consumato nel rimpiazzo della nostra popolazione.
Essendo impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, appartiene agli Europei di trarre le conseguenze.
Non possedendo noi una religione identitaria cui ancorarci, abbiamo in condivisone, fin da Omero, una nostra propria memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la nostra futura rinascita in rottura con la metafisica dell'illimitato, sorgente nefasta di tutte le derive moderne.
Domando anticipatamente perdono a tutti coloro che la mia morte farà soffrrie, innanzitutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, così come ai miei amici fedeli.
Ma, una volta svanito lo choc del dolore, non dubito che gli uni e gli altri comprenderanno il senso del mio gesto e che trascenderanno la loro pena nella fierezza.
Spero che si organizzino per durare. Troveranno nei miei scritti recenti la prefigurazione e la spiegazione del mio gesto."

Dominique Venner

lunedì 20 maggio 2013

Gnosticismo, fra Spirito e Psicopatologia Contemporanea


"Era qui, il Divino, qui, nella sfera della natura umana e delle cose. Io non domando più dove sia; era nel mondo e può nel mondo tornare. Ora è soltanto più nascosto in esso. Io non domando più cosa sia: io l'ho veduto, l'ho conosciuto."
(Johann Christian Friedrich Hölderlin, "Iperione")
 
La coscienza è più terribile di qualunque inconscio.
(M. Bachtin)
 
. Avevo dimenticato il suo splendore, avendolo lasciato da bambino nella casa di mio Padre. Mentre ora osservavo il vestito, mi sembrò che diventasse improvvisamente uno specchio-immagine di me stesso: mi vidi tutto intero in esso ed esso tutto vidi in me, cosicché eravamo due separati eppure ancora uno per l'eguaglianza della forma.
(Inno della Perla)
 
 
Introduzione
 
 
E' difficile non notare come termini, immagini, e narrazioni, presenti nell'universo gnostico sono oggi elementi portanti di quelle scuole legate ad una visione moderna, e già in questo sospetta, della spiritualità. Dove gli Arconti, il Demiurgo e la Sophia, sono spesso usati per nobilitare indigesti sincretismi nati dall'egopatia di qualche novello maestro illuminato, e fornire agli sventurati discepoli l'illusione di essere introdotti all'interno di un camminino sapienziale che si snoda da millenni. Purtroppo neppure la ricchezza odierna delle fonti informative aiuta i più a liberarsi da questa malsana infatuazione. Ciò sicuramente va ricondotto ad un deficit culturale di molti che impedisce loro di orientarsi all'interno dei meandri dello scibile tradizionale, ma anche dalla facile constatazione che per molte anime inquiete ed ansiose, è gran sollievo affidarsi a "maestri" che spiegano loro il senso della vita, indicando dov'è il bene e dov'è il male, attraverso giochetti associativi che invariabilmente si riconducono sempre ad identici meccanismi.
 
Una persona con problemi esistenziali, spesso collegati alla sfera relazionale, ha la sventura di incontrare una personalità che raccoglie in sè un disturbo della personalità che assume tratti di megalomania, a cui in seguito si associa un comportamento paranoide. Personalità che si incarna nella figura di un "maestro", di un "istruttore", di un "testimone di verità", e che le spiega come agire, attraverso pratiche e credenze, per rimuovere questa sofferenza esistenziale, questo mal di vivere, che altro non è che il sintomo della sua natura divina ingiustamente detenuta in questo mondo d'ombra e privazione spirituale. Avviene così la trasformazione. L'anima sofferente non è più tale a causa di un disturbo percettivo, di una cattiva volontà di comprensione delle dinamiche relazionali, o di un complesso di inferiorità o di carenza affettiva, ma tutta la narrazione della vita è un susseguirsi di attacchi perpetrati da enti e potenze psicologiche, quando non da vere e proprie influenze esterne. Tese a far permanere la persona in uno stato di sottomissione energetica, e di sonno psicologico. Il soggetto viene così progressivamente allontanato e divelto dal proprio ambiente sociale e relazione. Che seppur conflittuale rappresenta elemento di misura e di confronto fra il proprio ego e il mondo circostante. Tale allontanamento dal "reale relazione" è accompagnato da una progressiva introduzione verso misteri e pratiche tese a rafforzare istanze paranoidi nella persona, che la porteranno sia ad un rifiuto sostanziale di ciò che prima le sembrava normale, sia un affidamento progressivo e totale verso colui che l'ha aperta a questa nuova visione delle cose.
 
 
3. La Deriva dell'Animo Moderno
 
 
Lo gnosticismo è materia perniciosa per i più, sprovvisti come sono dei necessari requisiti spirituali e della giusta formazione culturale, poiché essa pare adattarsi a ogni desiderio, frustrazione, o disturbo dell'animo umano. Anche se in realtà è l'anima umana dolorante che associa allo gnosticismo la spiegazione del proprio disagio. Inoltre la struttura stessa del mondo moderno che da un lato sradica l'uomo da ogni legame tradizionale, e dall'altro offre un ibrido informativo e culturale atto a renderlo materia manipolabile e acritica verso la società dei consumi, impedisce un giusto rapportarsi dei più verso modelli di realizzazione spirituale che giungono da un passato. Lontano non tanto in guisa dei millenni trascorsi, quanto piuttosto dello scollamento fra l'uomo moderno e la propria anima. Una società, quella moderna che instilla ansia e solitudine nell'uomo: alcuni accetteranno supinamente lo stato delle cose, altre criticheranno il sistema, ed altri ancora cercheranno sfogo nell'esoterismo o nella neo spiritualità. Purtroppo questi anime infelici, incapaci di un giusto rapporto con la tradizione gnostica, precipiteranno da illusione in illusione.
Così il megalomane avrà modo di impiegare la propria esistenza ritenendosi un Cristo Gnostico portatore della conoscenza agli uomini.
 
Così lo schizoide, troverà alimento ed esaltazione della propria patologia negli angeli che si opposero al Demiurgo.
 
Così chi è libertino troverà negli Ofiti, nei Naaseni, nei Carpocraziani, nelle pratiche e nei misteri da essi proclamati, la cagione del proprio agire.
 
Così chi segue la via dell'astinenza vedrà nei perfetti catari un modello per mondare la corruttibile carne dalle passioni della vita.
 
Così chi è depresso troverà della propria condizione spiegazione nell'agire di potenze terribili, gli arconti. Potenze tese a vessarlo, a mortificarlo, a ostacolarlo, giacché anima caduta dal Regno del Padre in questo mondo di tenebra.
 
Così il paranoico, il visionario sostenitore di complotti, vedrà nei tormenti politici ed economici di questo mondo l'agire del Demiurgo e dei suoi burattini umani.
 
Così lo schizofrenico troverà giustificazione al dolore che arreca a se stesso e gli altri nella sovversione di valori di questo mondo materiale, rispetto al mondo spirituale.
 
E' bene sottolineare come gli esempi sopra riportati, certamente non esauriscono la moltitudine di bisogni e frustrazioni umani, che trovano rispondenza in una lettura approssimativa delle singole espressioni dello gnosticismo. Non di rado ho avuto modo di osservare come la semplice lettura di un manuale che indica sommariamente la varie scuole gnostiche, abbia potuto dare nuova prospettiva, alimento, e sfogo, ad una personalità disturbata.
 
 
Purtroppo per loro lo Gnosticismo è prima di questi uomini e delle loro debolezze, poiché esso non narra delle contingenze di questo mondo che travagliano l'uomo, ma è un dialogo interiore ai coloro che hanno capacità e volontà di udire, quanto sommessamente sfiorato fra le chimere gnostiche dei Barbelotiani, esaltato nei "blasfemi" rituali ofiti, sussurrato negli arabeschi poetici di Mani, e disvelato nella ragnatela metafisica di Valentino e Basilide.
 
Lo gnosticismo è quel faro sapienziale che illumina e guida chi volge le spalle alle cose di questo mondo, che mostra la via a chi desidera il ritorno alla Dimora Celeste, che dona il nettare di luce a chi non si lascia stordire dalla propria anima dolorante. E' bene ricordare come i Padri dello Gnosticismo erano fini teologhi, eruditi, persone che avevano raggiunto un equilibrio e una centratura nella società in cui vivevano. Malgrado ciò, e non a causa di ciò che non avevano, volgevano il loro sguardo altrove.
 
 
3. Lo Gnosticismo
 
Sommariamente possiamo affermare come lo gnosticismo storico non è tanto un insieme di credenze, ma una prospettiva che si incarna in una molteplicità di scuole, fratellanze, a sfondo filosofico o misterico. Tale asserzione iniziale è importante onde non lasciarsi confondere dalla profonda varianza di pratiche e rituali, che caratterizzavano le varie comunità gnostiche. Coloro che in tempi moderni hanno cercato di incarnare lo gnosticismo attraverso i suoi rituali, non ne hanno mai compreso l'essenza, ma anzi si sono allontanati da esso lasciandosi suggestionare da un "fare" feticistico. Non di rado capita di ascoltare in certi ambienti neospirituali, in queste scuole dell'ego concetti come "vi erano gnostici e gnostici", oppure "non tutti gli gnostici erano bianchi" ecc... Ciò indica non tanto la loro conoscenza dello gnosticismo, ma bensì la loro ignoranza estrema. Visto che lo gnosticismo era ed è essenza che si incarna in una pluralità di espressioni devozionali, ritualistiche, invocative ed evocative, ma queste sono vie espressione che lo gnostico pone in essere per unire nel matrimonio sacro la propria anima con lo spirito divino.
 
All'interno di questo grande affresco non vi è posto per il bene e per il male intensi in chiave morale, o legati alle contingenze psicologiche dell'individuo. Bensì il binomio attorno cui lo gnosticismo organizza la propria prospettiva è Conoscenza-Ignoranza, dove la seconda altro non è che deprivazione della prima dal mondo manifesto. Bene e Male costringono la persona all'interno di un paradigma religioso/morale, dove ogni singola azione viene valuta non in quanto tale, ma all'interno di un gigantesco conflitto spirituale dove il premio è la dannazione o la redenzione dell'anima. Ma se tale meccanismo nelle grandi religioni è stemprato dalla loro secolarizzazione, o adeguato e calmierato dalla morale laica. Si rivela devastante individualmente, in coloro che sofferenti psicologicamente, disturbati a livello relazionale, si affidano agli improvvisati maestri o istruttori nati dal niente e portatori del niente. Che giocando, consapevolmente o meno, su tali debolezze le utilizzano per ancorare ad un percorso, ma in ultima misura per legare alla propria egopatia gli sventurati. Salvo poi allontanare, prima che si allontanino da soli, coloro che mostrano quelle sane resistenze, tacciandoli di essere deboli o tiepidi rispetto all'insegnamento loro impartito.
 
Colui che è saldo nell'insegnamento tradizionale, non è qui per fornire una morale gnostica in sostituzione di una morale laica o religiosa, ma per andare oltre ogni morale inculcata dall'esterno. In quanto la GNOSI assumendo forma e veicolo di salvezza/redenzione, determina la piena rimembranza di ciò che eravamo, siamo e saremo; determinando così l'implosione del prolasso spazio temporale.
 
10.) La luce e le tenebre, la vita e la morte, ciò che è a destra e ciò che è a sinistra, sono fratelli fra di loro: non è possibile separarli. Per questo motivo né i buoni sono buoni, né i cattivi sono cattivi, né la vita è vita, né la morte è morte. Perciò ciascuna cosa sarà distinta secondo l'origine del suo essere. Ma quelli che sono innalzati sopra il mondo sono indissolubili ed eterni. (Vangelo di Filippo)
 
 
 
Questo è l'insegnamento dello gnosticismo, o almeno una parte di quanto gli antichi e saggi maestri hanno testimoniato, e chiedo se possa seppur lontanamente adattarsi a veste di chi soffre costantemente. Chi sempre soffre, è colui che sempre è impiegato ed impegnato dalle cose di questo mondo, e il suo parlar di spirito, e solo un rimosso, un occultamento, del suo desiderare le cose di questo mondo.
 
7.) Coloro che seminano d'inverno raccolgono d'estate: l'inverno è il mondo, l'estate è l'altro eone. Seminiamo nel mondo per poter poi raccogliere in estate. Per questo motivo non conviene che durante l'inverno noi preghiamo: subito dopo l'inverno viene l'estate, e chi raccoglierà d'inverno non raccoglierà, ma racimolerà. (Vangelo di Filippo)
 
Lo gnosticismo scrive e dispone a priori dell'uomo e delle sue relazioni, e non è misura di lettura dell'uomo e delle sue relazioni. Poiché esso recidendo ogni rapporto fra la Creazione, ivi compresa la Creatura Umana, e la Radice Spirituale toglie all'uomo gnostico ogni legame, liberandolo dal destino stesso. Lo gnosticismo è un affresco metafisico, in cui non vi è spazio per anime doloranti e sconfitte dalla vita.
 
4. Conclusione
 
Comprendiamo bene il sottile diaframma che separa l'animo sofferente bisognoso di conforto e spiegazione per il male che lo divora, dall’uomo che incarna un'etica gnostica. Il primo è come un albero divelto dalle proprie radici che si chiede del perché del vento, il secondo è come quell'albero saldo nelle proprie radici che non si cura del vento in quanto sa che tutto comunque passa. Pensare che lo gnosticismo si possa tradurre in un lessico o in un complesso di rituali a cui attingere per colmare lacune intellettuali o operative, all'interno di queste scuole di neospiritualità è ingenuità, quando non è una vera e propria mistificazione. 
Ingenuità in quanto non comprende la differenza che sussiste fra forma e sostanza, confondendo la prima con la seconda, e credendo senza una reale iniziazione e continuità ideale di poter operare attraverso strumenti e narrativi immaginifici. I quali nel migliore dei casi risulteranno inerti, e nel peggiore saranno veicolo di influenze che porteranno squilibrio in menti già destabilizzate.
 
"Si diventa ciò che accade nel mezzo". (C.G.Jung, in una lettera datata 2 febbraio 1956 a Eugen Bohler)
 
Mistificazione in quanto volutamente si trasmette, a persone incapaci di scorgere il vero e la giustizia, ciò che è falso al solo scopo di legare queste persone ad un'idea che non apre verso il cielo, ma confina in uno stagno ributtante e maleodorante.
 
E' doveroso comprendere quanto sia inutile e pernicioso piegare una tradizione, alle cose e ai bisogni di questo mondo, poiché così facendo non si compie nessun passo, per uscire dalla propria condizione di sofferenza, ma anzi essa viene alimentata, e da illusione evidente si sprofonda in un'illusione sottile. La quale suggerisce che stiamo procedendo lungo una via di libertà, mentre solamente stiamo lottando contro delle ombre infinite. Colui che è nel deserto non deve con un cucchiaio lanciare alle proprie spalle i granelli di sabbia, ma camminare quanto più rapidamente possibile per uscire dalla landa desolata ed assolata.
 
Allo gnosticismo dobbiamo aderire con un atto di integrale coraggio che si consuma in chi ha connaturale propensione, educazione, cultura, esercizio, a percorrere la faticosa e irta via lungo la quale si incontrano pochi viandanti che l'unico conforto che offrono è la loro fedele testimonianza.
 
Affinità spirituale che è ben diversa dall'affinità psicologica di coloro che a causa di traumi infantili legati alla sfera dell'abbandono o della violenza, si rifugiano in queste scuole in cerca di figure paterne o di amanti ideali che sappiano condurle laddove non esiste più la sofferenza. Purtroppo per loro da noi stessi non si fugge.

giovedì 16 maggio 2013

Spiritualità Contemporanea



Osservando il panorama della spiritualità contemporanea viene da chiedersi come mai taluni hanno un certo, seppur effimero, seguito. Pastoni indigesti, frutto di artificiosi collage fra miti, storie, culture e tradizioni diversi, sono costantemente propinati ad un pubblico festante e gioioso che non sembra attendere altro. Malgrado le discrepanze, i continui rimaneggiamenti, le evidenti assurdità proposte, i fedeli continuano a rimanere tali oltre ogni ragionevolezza.
Sicuramente vi sono dei meccanismi di riconoscimento, che portano ad identificarsi nella persona del Guru di turno, simile livello culturale, estrazione sociale, capacità di linguaggio, ecc… Oppure meccanismi psicologici attrattivi: si vede in lui il soggetto su cui compensare e risolvere legami emotivi ed affettivi fino a quel momento insoluti.
Se quanto sopra, a grandi linee, rappresenta l’aspetto emotivo ed identificativo attraverso cui si creano quei legami fra i molti e questi guru postmoderni, dobbiamo osservare la presenza di un ulteriore elemento, non secondario, che opera al fine di tessere questa ragnatela.
Oggi la gente in genere ha bisogno di risposte facili ai grandi dilemmi della vita, alle angosce del presente e alle frustrazione che segue ai desideri eccessivi. Risposte che da un lato assomigliano ad una ricetta stile quattro salti in padella, e dall'altro che abbiano la tendenza a deresponsabilizzare per quanto accade nella vita quotidiana. Il sistema culturale imperante, la stessa strutturazione della comunicazione moderna, oltre ad un evidente decadimento della capacità intellettive, hanno portato le persone a prediligere le conclusioni, non importa altrui o proprie, rispetto al processo di raccolta delle informazioni, analisi delle stesse, ed infine di sintesi. Dall’altro lo stesso porsi come artefici della propria vita è un atto di coraggio, che non è più nelle corde dell’uomo moderno.
 Ecco quindi gli Arconti, i Complotti, le Logge Nere e Bianche, i Controlli Mentali, gli Ego-Demoni, e la varia e variegata compagnia che la neospritualità sa offrire ai suoi fedeli.  Ecco che tutto magicamente torna al suo posto, le cose nelle tua vita non vanno male perché sei un inetto che non lotta, ma perché sei un’anima bella e buona, delicata, che proprio per tale ragione è stata presa di mira da terribili malfattori, che altro non aspettano, assieme al codazzo di sgherri di angariarti in vario modo. Ed ovviamente il gruppo, retto dal Guru di turno, ti comprende e ti accoglie nella nuova famiglia, in quanto tu lo riconosci portato di un messaggio positivo. Pochi vedono i sottili meccanismi di potere in tutto questo, pochi si rendono conto dei meccanismi premianti e punitivi che reggono le dinamiche di siffatti gruppi, che niente hanno a che fare con l’esoterismo.  
Ovviamente quando le persone adottano tale prospettiva sono in una qualche misura tranquillizzate, in quanto ritengono di stare acquisendo una sorta di controllo sulla propria vita, in virtù di qualche pratiche vagamente connesso con la narrazione salvifica del Guru. Seguo le pratiche ma accade ancora il MALE nelle sue mille forme, è perchè lavoro bene e questo si manifesta, oppure si manifesta  perchè lavoro.  Una serie di meccanismi autoportanti, auto confermativi, da cui la persona sarà guidata in ogni ambito della propria vita. Giungendo al paradosso che per sfuggire alla prigione del quotidiano, andrà a rifugiarsi in una prigione ancora più terribile, in quanto niente è più terribile della prigionia a cui viene dato il nome di libertà.