martedì 28 febbraio 2017

Gnosticismo Storico: fra Nichilismo e Titanismo

«Ciò che libera è la conoscenza di quello che eravamo, di ciò che siamo diventati; di dove eravamo, dove siamo stati gettati; verso dove ci affrettiamo, da dove siamo redenti; che cosa è nascita, che cosa è rinascita» (Exc. Theod. 78, 2).


Lo gnosticismo? Un'eterna conoscenza dal sapore amore, raccolta nell'effimero calice della vita.
Lo gnosticismo storico, per intenderci quello sviluppatosi nel bacino del mediterraneo nei primi due/tre secoli della cosiddetta era cristiana, attorno al grande quesito dell'uomo "attorno al perchè dell'esistenza e della fine delle medesima", offre una risposta che sembra discostarsi, ed in realtà lo fa, da quanto professato dai sistemi religiosi, sapienziali ed ermetici.

Lo gnosticismo al quesito del perché della vita e del perchè della fine di ogni vita, risponde non appellandosi al volere di un Dio che comunque opera per il bene delle sue creature, non suggerisce nessuna disubbidienza da parte dell'uomo che cagione il male e la morte, non rimanda a percorsi attribuitivi e retributivi tipici dei sistemi ermetici, non narra di meccaniche compensazioni karmiche e neppure di cause ed effetti più o meno diretti. 

Lo gnosticismo risponde che la vita stessa oscilla fra l'errore e l'illusione e che il male non è frutto del libero arbitrio mal riposto dell'uomo. I Maestri della Gnosi, con spirito assolutamente radicale e con animo sovversivo, a gran voce, e con la forza della loro filosofia dell'essere, sottolinearono che se tutto quanto è limitato, caduco e malevole è insito nella creazione allora questo non è opera dell'uomo, che anch'egli è parte della creazione, ma del Creatore stesso.

Comprenderai amico mio diletto, che siffatta posizione è al contempo radicalmente nichilista e assolutamente titanica.

E' nichilista in quanto nega la totalità degli aspetti apparentemente positivi insiti nella vita: i quali sono visti come ingannevoli ed inebrianti. «Avendo una volta vagabondato nei labirinti delle malvagità, la misera [Anima] non trova la via di uscita… Essa cerca di sfuggire all’amaro caos, e non sa come potrà liberarsene». (Salmo naasseno, Hippol. V, 10, 2).
Del resto, a ben pensare, non è forse vero che la totalità degli elementi che compongono l'insieme dell'esistente è condannato alla caducità e alla mutevolezza ? Le emozioni ci traggono fuori dal nostro centro interiore, e sovente quelle positive sono sostituite da quelle negative. Perchè qualcosa in noi necessità delle scariche, a prescindere di quale qualità siano, date da esse. Una miriade di pensieri cacofonici assiepa la nostra mente: quali di essi è autentico? Oscilliamo fra giudici di varia ed opposta natura nei confronti di identico oggetto. Niente è eguale a se stesso. La natura, nel corso degli eoni, si è sbizzarrita a dare vita a forme dove raccogliere l'elemento vitale. Forme sostituite da altre forme: come l'argilla dei vasi rotti viene recuperata dall'abile artigiano, così la materia organica viene recuperata per dare vita a nuovi contenitori e perpetuatori di vita. 
L'uomo gnostico deve ringraziare per tale meccanicità?

E' titanica in quanto l'uomo, finalmente settato dall'attesa della divina provvidenza e liberato dal gioco dell'idea di una natura benevola, torna in possesso del proprio destino e al governo della propria anima.  «La via che dobbiamo percorrere è lunga e senza termine» (G 433) (1); «Quanto vasti sono i confini di questi mondi di tenebre!» (G 155)
Quando l'uomo gnostico ha reciso ogni legame e ogni legato, in sé solamente può trovare, semmai sussistono e semmai è capace, quelle energie atte a porre in essere un dinamismo di ascesa e superamento dei limiti della condizione di uomo naturale. Egli è drammaticamente diverso dai suoi simili, in quanto cerca una conoscenza che è veicolo e forma di salvezza.


Ovviamente questa posizione di estraneità dello gnostico nei confronti della creazione, lo porta, sovente, ad un'inversione dei ruoli nella lettura dell'Antico Testamento. Dove i personaggi che si ribellano al Dio di questo mondo e alla sua creazione, sono visti come "eroi" e precursori dello gnosticismo. «Questo serpente universale è anche la Parola sapiente di Eva. Questo è il mistero dell’Eden: questo è il fiume che scorre dall’Eden. Questo è anche il segno con cui è stato marcato Caino, il cui sacrificio non fu accettato dal dio del mondo, mentre egli accettò il sacrificio sanguinoso di Abele perché il signore di questo mondo si diletta del sangue. Questo serpente è quello che apparve in forma umana negli ultimi giorni al tempo di Erode…».

Lo gnosticismo? Un'eterna conoscenza dal sapore amore, raccolta nell'effimero calice della vita.


Cinque riflessioni sulla Via e la Necessità Spirituale.



Sono cinque le riflessioni che mi permetto di sottoporti mio caro amico ed argonauta dello Spirito. Cinque riflessioni attorno a cui dipanare un dialogo e una serena visione, senza fronzoli e con utile pragmatismo, attorno alla via spirituale e alle necessità di essa in questa nostra degenerata epoca.Onde evitare di perdere il bene per noi più prezioso: il tempo utile per operare.





LE RIFLESSIONI:

1. L'uomo moderno è separato da se stesso.
2. Ogni separazione genera un vuoto e questo vuoto viene riempito.
3. La separazione dal Sé viene colmata dall'effimera presenza della nostra struttura psicologica ed emotiva.
4. Gli strumenti del passato, sempre validi, devono essere attualizzati ai tempi moderni, all'uomo moderno e alle cadenze moderne.
5. Per vincere la forza inerziale ed ostativa della mente, è necessario fin da subito permettere al neofita sulla via spirituale di cogliere qualche sensibile risultato.

Analizziamo adesso questi semplici ma pregnanti punti.

1. L'uomo moderno è separato da se stesso.

Indubbiamente se noi osserviamo la strutturazione sociale, emotiva e psicologica dell'uomo moderno ci rendiamo conto che esso appare come un albero divelto dalla madre terra. I legami tradizionali sono stati recisi e quanto un tempo era motivo di orgoglio ed identità oggi è osteggiato e biasimato. All'amore per la propria terra, per i propri simboli, la propria religione e i doveri che comporta essere uomo e donna, abbiamo sostituito l'effimero benessere economico (sempre più precario), una non cultura basata su di una miriade di informazioni non filtrate (e quindi disinformative) e una prospettiva formativa che si regge sull'apparire e non sull'essere. Dal mondo delle nazioni siamo passati al mondo del mercato globale retto dalla grigia livello del conformismo e dell'uniformità.
Tutto ciò crea una distanza fra l'uomo e se stesso. Un profondo scollamento che genera ansia, frustrazione, apatia, de-virilizzazione e depressione. Basta guardare attorno a noi e vedremo scontenti, confusi e disorientati. Questo è il potere delle eggregore di questo mondo.

2. Ogni separazione genera un vuoto e questo vuoto viene riempito.

Così in alto e così in basso, così in basso e così in alto... professava una massima ermetica. Come in fisica ogni spazio vuoto tende ad essere riempito, così a livello psicologico ed infrapsicologico ogni grado di separazione tende ad essere colmato.

3. La separazione dal Sé viene colmata dall'effimera presenza della nostra struttura psicologica ed emotiva.

La separazione fra il nostro mondo interiore e noi stessi, viene colmata dai liquami caotici degli atavisimi, dalle istanze inconsce ed infine dal baso emotivo. Il mondo archetipale risulta essere sommerso, e con esso la nostra continuità con quella radice spirituale primeva che tutto sorregge. Purtroppo questa sostituzione è progressivamente residuale e mortifera. L'uomo ha sostituito gli Ideali, con le Ideologie, le Ideologie con il benessere economico e il benessere economico con la paura del futuro e il precariato. Al contempo abbiamo sostituito il sentimento con l'emozione, il pensiero con la frammentazione psicologica, l'amore per il perenne con l'attaccamento al superfluo. Purtroppo l'entropia, insita in tutte le cose, opera un logorio a nostro eterno svantaggio.

4. Gli strumenti del passato, sempre validi, devono essere attualizzati ai tempi moderni, all'uomo moderno e alle cadenze moderne.
I grandi strumenti che gli antichi sapienti ci hanno posto a disposizione (preghiera - meditazione - purificazione - rituali) trovano parte della loro efficacia nella rispondenza con le qualifiche spirituali e psicologiche dell'uomo. Inoltre essi sono una sorta di cinghia di trasmissione fra l'uomo-operatore e la radice suprema di ogni fonte spirituale ed energica. Ovviamente mutato l'ambiente è necessario mutarne la forma, affinchè la divina sostanza in essi contenuta possa mantenere il benefico influsso. Possibile che un uomo moderno schiacciato dalle esigenze di una società altamente invasiva e pervasiva, nella piena confusione di genere e di ruolo, subissato da mille profane istante, aggredito e disperso nella società liquida possa ricevere eguale sostengo e possa avvicinarsi alla scienza sacra come l'antico ? Certamente no. Tutto va calibrato e ripensato.

5. Per vincere la forza inerziale ed ostativa della mente, è necessario fin da subito permettere al neofita sulla via spirituale di cogliere qualche sensibile risultato.

Ovviamente niente è a buon mercato, e la misura della conoscenza è data dallo sforzo necessario per ottenerla. Nessuno potrà mai fare quanto noi dobbiamo fare e uno strumento senza volontà e forza impresse dall'operatore risulta inerte. Malgrado ciò chi è realmente autorevole (autorevolezza ed autorità non sono sinonimi) , capace (sfoggio di attestati non significa capacità) e ha compiuto effettivamente un percorso deve porsi nella condizione di erudire all'arte e alla scienza i neofiti su strumenti di sostanza. I quali permettano al praticante di avere una chiara percezione fra quella che era la sua condizione di stato prima e quella che è la sua condizione di stato dopo l'opera.



Sommando tutti questi punti ritengo che sia necessario organizzare il percorso spirituale, o come preferisco di reale presa di coscienza interiore, attorno a questi punti irrinunciabili:

1. R.I.M.

Retrospezione: la capacità a fine giornata di ricapitolare le azioni e le movenze più significative della nostra vita. In modo da comprendere i meccanismi occulti che ci sospingono.

Introspezione: la capacità di cogliere questi meccanismi nei seguenti centri interiori: fisico - psicologico ed animico/energetico

Meditazione: la capacità di dare visione reale, nella loro forma e sostanza, a questi meccanismi.

2. CHIUSURA EMERTICA

La capacità, sia di raccogliere giuste energie (Alimentazione delle Impressioni su cui torneremo preso) sia di non disperdere le medesime (divenire cibi per la luna: l'uomo ignorante di se stesso è un catalizzare e trasformatore di energie atte all'alimentazione della vita inferiore e delle eggregore di questo mondo)

3. RICOSTITUZIONE DEI CORPI DI LUCE O DI GLORIA

Attraverso la giusta raffinazione di tali energie e il loro indirizzamento volto alla rimozione delle occlusioni psicologiche ed animiche.

Buona parte di questi argomenti sono stati trattati nel libro "Uomo Ente Magico" di cui mi permetterò in seguito di riportare alcune riflessioni.

A presto buon amico.






Filippo Goti - eremitadaisettenodi@gmail.com

L'Albero della Gnosi - di Filippo Goti

L'albero della Gnosi
Tu sei l'albero della gnosi,
quello che è nel paradiso,
quello dal quale ha mangiato il primo uomo.
Esso aprì la sua intelligenza,
esso amo la sua co-immagine,
condannò le altre immagini estranee,
e ne ebbe ripugnanza.

( La gnosi e il mondo, edizioni Tea )



La comunicazione gnostica è ricca di immagini, racconti, e sottili allegorie. Gli antichi gnostici infatti ritenevano che la comunicazione risultasse essere uno strumento imperfetto per veicolarle non solo la Gnosis ( che è pratica ), ma anche il riflesso di esso. Quindi attraverso descrizioni ricche di particolari immaginifici, cercano di stimolare una sorta di invocazione, evocazione nel confratello all'ascolto. Questa premessa è doverosa ed essenziale, e la comprensione della modulazione e trasmissione del pensiero gnostico fondamentale per superare l'aspetto dialettico, ed immergersi nel contenuto, della stilla di luce che intende trasmettere. Ne discende che è perfettamente inutile ricercare un'omogeneità discorsiva, una congruenza temporale o fenomenologica di quanto gli scritti gnostici, anche se attribuiti ad uno stesso autore, in quanto ciò che è fondamentale risulta essere l'effetto prodotto nell'intimo del lettore o uditore gnostico: in una sorta di "seminazione" del cervello.
Questa breve poesia è tratta dall'Origine del Mondo ( edizioni Tea ), e parla dell'Albero della Gnosi, che come l'Albero della vita è collocato nel Paradiso a settentrione. Questo luogo è un piano spirituale, determinato dalla Giustizia divina e la lettura del testo precedente lascia comprendere che è una "realtà" di passo per le anime sulla via del Pleroma. Dove l'Albero della Gnosi è posto prima dell'Albero della Vita. La funzione di quest'Albero è quella di scuotere le anime dal sonno dell'Illusione e dell'Ignoranza dei Demoni. Dopo che l'anima ha riconosciuto, giudicato, e ripudiato le potenze demoniache essa è pronta a nutrirsi dell'Albero della Vita Eterna, e fare così ritorno al Padre Occulto.
In questi semplici versi, che in breve andremo ad analizzare passo a passo, è racchiusa l'escatologia gnostica, e la funzione della Gnosis. Gnosis è conoscenza pratica, dove attraverso una fenomenologia dello Spirito in virtù della coscienza ultrasensibile è possibile trarre esperienza di conoscenza attraverso accadimenti sensibili e ultrasensibili, ma sempre inseriti nel Cosmo dove l'uomo gnostico ha dimora temporanea. La conoscenza assume quindi valore non solo di veicolo di redenzione, e manifestazione di redenzione, ma anche forma, di profondo mutamento nella natura dell'Uomo, che grazie ad essa risorge a nuova vita, cibandosi del nutrimento, i frutti dell'Albero della Vita, della vita Eterna. È utile far notare, come sarà in seguito evidenziato anche nell'esame del testo, che il verbo nutrirsi, cibarsi, implica non solamente ingestione di una realtà posta all'esterno dell'uomo, ma anche una trasformazione dello stesso, e identificazione della natura della stessa.
Come in un processo alimentare, dove il nutrimento viene portato alla bocca, ingerito, assimilato, e ricollocato all'interno dell'organismo, qui il procedimento non muta, se non nelle conseguenze finali: la comunione con la Conoscenza. Essa essendo frutto della pratica individuale, è componente intrinseca dell'uomo gnostico.

Tu sei l'albero della gnosi,

Abbiamo il riconoscimento da parte dello gnostico della Conoscenza, e della sua manifestazione (l'Albero). Ciò avviene a livello intuitivo, per affinità elettiva, in quanto l'Albero della Conoscenza, è prodotto dalla volontà del Padre, e quindi in esso vi è una stilla della sua natura, come nell'uomo gnostico vi è una stilla del Padre. Molto possiamo scrivere attorno al riconoscimento, ma basti dire che esso è frutto della rimembranza, del ricordo, seppur vago di quanto era rappresentativo della Dimora del Padre, e che in virtù della caduta pneumatica è andato perduto. Ma attraverso le pratiche gnostiche è possibile far nuovamente emergere chiazze di memoria. La figura dell'Albero è anch'essa indicativa della ricerca gnostica, che trova fondamento in questo mondo, per traslare le esperienze in un piano conoscenziale superiore, e lambire così, con i rami protesi al cielo, il limite del Pleroma stesso.

quello che è nel paradiso,
Apparentemente una ripetizione inutile, non essenziale. Ma se oltrepassiamo il livello dell'apparire, riflettendo sulla condizione che gli gnostici ritengono propria dell'uomo, troviamo tale asserzione fondamentale. L'uomo psichico vive nell'ignoranza del Padre, e ciò provoca illusione. Esso è come un nomade che si muove fra le nebbie che tutto avvolgono. I contorni sono sfumati, le distanze incalcolabili, la direzione approssimitiva. È facile errare. Così nella vita terrena, transito di redenzione, è facile nutrirsi di alimenti di Ignoranza, confondendoli per buon cibo. Ciò porta alla morte dell'anima, al prolungare l'asservimento. Se l'albero della Gnosi è in Paradiso, è possibile che via sia un altro Albero della Gnosi ? Certamente no. Se nel mondo del Padre, tutto è Amore del Padre e per il Padre, vi può essere un Paradiso ? Certamente no, in quanto ne fa difetto la causa. Solo oltre il Padre vi è il mondo delle manifestazioni, via via più grossolane. Ne discende che vi è un altro albero della Gnosi, ma che esso è solo apparentemente tale: ingannevole. Quest'albero è l'erudizione fine a se stessa, le cose di questo mondo vissute senza volontà di conoscenza e di trascendenza. E' l'essere come un foglia in un mulinello.

quello dal quale ha mangiato il primo uomo.

Il Cosmo, il creato, nella concezione cosmogonica gnostica è frutto dell'opera di un Dio Minore, cieco ed ignorante: il Demiurgo. Egli memore, grazie alla Madre, dell'armonia del Mondo celeste, posto ai limiti del Pleroma, lo ha ricreato a sua immagine, ma la natura del suo agire era corrotta e quindi il suo frutto è corrotto, in quanto causato da false premesse. Come esiste un Paradiso Celeste, dove si vive nella plenitudine di Dio, esiste un Paradiso Terreste, dove si vive in un oblio di Dio. Un Paradiso frutto non della Giustizia del Padre Autentico, ma dell'Ignoranza del Demiurgo. Che in un gioco di specchi diviene una trappola dove perpetuare l'asservimento dell'Uomo. In tale ottica acquista diversa luce lo stesso serpente, che da tentatore, diviene istruttore: causa della trasgressione da parte di Adamo ed Eva ai voleri del Demiurgo. Attraverso il nutrimento di quel frutto l'uomo ha intuito che è altra verità, ma non è ancora in grado di afferrarla, e trattenerla. Essa è come un lontano richiamo che giunge sul dorso del vento, un sibilo. Ma è sufficiente ad innestare, in coloro che maggiormente sono attenti e sensibili, una ricerca continua di essa. L'Albero della Gnosi, ha radici ovunque, anche nel falso Paradiso dove l'uomo conduce una vita tranquilla nell'oblio del ricordo di Se, in balia del Demiurgo. Esso ha ovunque radice perché nel mondo dell'immagini e del fare, il seme originario deve essere comunque divino. Ricordandoci che la Luce della Conoscenza, è posta al centro di un universo di dimenticanza. La tradizione ci tramanda che l'ira del Demiurgo fu terribile, e allontanò l'uomo infedele, dal Paradiso condannandolo ad una vita di sofferenza e privazioni. Questo atto fu voluto, per costringere l'uomo ad occuparsi di cose terrene, per non impegnarsi nella ricerca della Conoscenza, che lo avrebbe liberato inesorabilmente dal potere del Demiurgo. Ma l'Albero della Gnosi è ovunque.

Esso aprì la sua intelligenza,

L'effetto del frutto dell'Albero della Conoscenza, è quello di liberare l'intelligenza ( intesa come capacità di riconoscere il divino ) dallo stato di prigionia in cui si trova prima di tale atto. In tale passaggio, possiamo trovare identità fra la natura di questa Intelligenza, e la virtù teologale dell'Intelletto inteso come dono dello Spirito Santo, che feconda l'intelligenza umana, con il seme frutto dell'intelligenza divina. In modo tale che l'uomo abbia una diversa chiave di lettura delle cose di questo mondo.

esso amo la sua co-immagine,

Amore e Conoscenza, sono due termini indissolubilmente legati nella Tradizione Gnostica. Senza Amore non vi è Conoscenza, la Conoscenza è un frutto dell'Amore. Più amiamo più conosciamo, più conosciamo maggiore è l'intensità con cui amiamo. Fino a giungere ad una frenetica comunione dove entrambi gli attori sono specula l'uno dell'altra, come due diapason che vibrano alla medesima intensità. L'Albero della Conoscenza, frutto dell'amorevole giustizia divina, ama l'uomo che ama la Conoscenza.

condannò le altre immagini estranee, e ne ebbe ripugnanza.

L'amore della conoscenza è esclusivo, esso è perfetta comunione solamente per identità ontologica, oltre la similitudine delle immagini. La Tradizione gnostica ci narra che il Mondo Celeste è frutto delle promanazioni del Padre Occulto. Gli Eoni stessi, esseri di Luce della sostanza del Padre, non possono abbracciare appieno il Padre Stesso, e quindi modulano la percezione e la cognizione che hanno di esso in immagine. Da qui l'Adam Celeste, di cui l'Adam Terreste è Immagine. A maggior ragione nel Cosmo, creato imperfetto di un Dio imperfetto, tutto è forma. Ma come vi sono forme proiezioni di luce, vi sono forme che in loro alberga solamente la tenebra. Ciò che non è immagine e sostanza della Conoscenza, non può essere amato dalla conoscenza, e quindi riceve una condanna da parte di essa. In quanto lo riconosce frutto di Ignoranza e Illusione.