sabato 29 ottobre 2022
ABATE JULIO: I 150 SALMI E I 44 PENTACOLI MAGICI
UOMO ENTE MAGICO E LA PRATICA INTEGRALE
Abbot Julio's legacy: the power of the Psalms
Abbot Julio's legacy: the power of the Psalms
giovedì 10 febbraio 2022
Quando la peste bubbonica colpì Ginevra nel 1530
Ma poi è successo un disastro: la peste andava spegnendosi, mentre le sovvenzioni dipendevano dal numero di pazienti. Non esisteva questione di giusto e sbagliato per il personale dell’ospedale di Ginevra nel 1530. Se la peste produce soldi, allora la peste è buona. E poi i medici si sono organizzati. All’inizio si limitavano ad avvelenare i pazienti per alzare le statistiche sulla mortalità, ma si sono presto resi conto che le statistiche non dovevano essere solo sulla mortalità, ma sulla mortalità da peste. Così cominciarono a tagliare i foruncoli dai corpi dei morti, asciugarli, macinarli in un mortaio e darli agli altri pazienti come medicina. Poi iniziarono a spargere la polvere sugli indumenti, fazzoletti e giarrettiere. Ma in qualche modo la peste continuava a diminuire. A quanto pare, i bubboni essiccati non funzionavano bene.
I medici andarono in città e di notte spargevano la polvere bubbonica sulle maniglie delle porte, selezionando quelle case dove potevano poi trarre profitto. Come scrisse un testimone oculare di questi eventi, “questo rimase nascosto per qualche tempo, ma il diavolo è più preoccupato di aumentare il numero dei peccati che di nasconderli.” In breve, uno dei medici divenne così impudente e pigro che decise di non vagare per la città di notte, ma semplicemente gettò un fascio di polvere nella folla durante il giorno. Il fetore saliva al cielo e una delle ragazze, che per un caso fortunato era uscita da poco da quell’ospedale, scoprì cosa fosse quell’odore. Il medico fu legato e messo nelle buone mani degli ‘artigiani’ competenti. Hanno cercato di ottenere più informazioni possibili da lui. Comunque, l’esecuzione è durata diversi giorni. Gli ingegnosi ippocrati venivano legati a dei pali su dei carri e portati in giro per la città. Ad ogni incrocio i carnefici usavano pinze arroventate per strappare loro pezzi di carne. Venivano poi portati sulla pubblica piazza, decapitati e squartati e i pezzi venivano portati in tutti i quartieri di Ginevra. L’unica eccezione fu il figlio del direttore dell’ospedale, che non prese parte al processo ma spifferò che sapeva come fare le pozioni e come preparare la polvere senza paura di contaminazione. Fu semplicemente decapitato ‘per impedire la diffusione del male’”.
François Bonivard, Cronache di Ginevra, secondo volume, pagine 395 – 402 –
----
François Bonivard (o Bonnivard ; 1493–1570) era un nobile, ecclesiastico, storico e patriota ginevrino al tempo della Repubblica di Ginevra
mercoledì 26 gennaio 2022
L’Operatività Martinista attraverso le Dieci Preghiere del Filosofo Incognito
“La nostra preghiera potrebbe trasformarsi in un'invocazione attiva e perpetua, e invece di dire questa preghiera, potremmo eseguirla e attuarla in qualsiasi momento, preservando e guarendo continuamente noi stessi.» (Louis-Claude de Saint-Martin, Le Nouvel homme.)
Il presente testo non ha come funzione quella di offrire delle riflessioni, per quanto argute e accattivanti, attorno alle “Dieci Preghiere” del Filosofo Incognito e neppure vuole confinarsi nella ridotta del perimetro martinista, bensì ambisce ad essere un fruibile manuale di fattiva e laboriosa Opera Interiore. La quale, nella semplicità e ricchezza dello strumento proposto, è rivolta a tutti coloro che senza preconcetti e con entusiasmo anelano a prendere contatto con quella scintilla sacra che in ognuno dimora. Sarà quindi un utile viatico per quei fratelli e quelle sorelle martinisti che desiderano approfondire l’opera divulgativa del Filosofo Incognito e infonderla nella loro pratica quotidiana di arricchimento della mente e nobilitazione dell’anima. Al contempo, avendo natura pubblica, è rivolta a tutti coloro che desiderano un solido supporto tradizionale che sappia essere anche moderno e semplice strumento impegno quotidiano.
D'altronde l’essenza della pratica non risiede tanto negli strumenti impiegati e nella loro classificazione, quanto piuttosto nella comprensione di come essi debbano rappresentare un corpo operativo coeso e congruo con gli obiettivi preposti ed esposti, che nel nostro caso non afferiscono tanto ad un generico avanzamento o perfezionamento dell’uomo – sorvoliamo poi sull’assurdità del progresso dell’umanità – quanto piuttosto nel servizio del “Culto Divino”; tema questo assai caro al Filosofo Incognito e al suo maestro Martines de Pasqually e al quale a tutti gli uomini di autentico desiderio deve essere dato modo di partecipare.
Disponibile su Amazon