Minimalista, depressa, costantemente sull’orlo del baratro. E’ questa l’Italia che vuole l’Europa? O è la conseguenza di errori politici? Ne discutiamo con Ida Magli,
antropologa e saggista italiana. Nel suo lavoro ha applicato il metodo
antropologico alla cultura occidentale, pubblicando i risultati delle
ricerche in numerosi saggi dedicati al cristianesimo, alla condizione
delle donne, agli strumenti della comunicazione di massa. Ida Magli, nel
1997, con il suo saggio “Contro l’Europa”, ha previsto ciò che oggi sta accadendo in Europa, in Italia.
Dal 1997 lei afferma che l’Europa, questa Europa, è dannosa per l’Italia. Come spiega l’europeismo italiano a tutti i costi?
“Sono i governanti, i politici, i sindacalisti, più qualcuno
dei grandi industriali per ovvi motivi di allargamento del mercato, ad
aver imposto l’europeismo italiano a tutti i costi. Lei fa bene a
sottolineare che è ‘italiano’: in tutti gli altri paesi,
sebbene i governanti spingano verso l’unificazione europea, non c’è
l’assolutezza che c’è in Italia, naturalmente anche a causa
dell’obbedienza dei mezzi d’informazione nel tenere il più possibile
all’oscuro i cittadini sugli scopi dell’Europa e sui suoi aspetti
negativi, un’obbedienza quasi incredibile. Faccio un solo esempio: tanto Mario Monti quanto Emma Bonino sono stati compartecipi del più grosso scandalo avvenuto in seno al governo europeo (La
Commissione Santer: Commissione Europea in carica dal 1995 al 1999,
quando è stata costretta alle dimissioni perché travolta da uno scandalo
di corruzione – ndr) e costretti alle dimissioni con due anni di
anticipo dalla scadenza del mandato per motivazioni ignobili quali nepotismo, contratti illeciti, enorme buco di bilancio,
come recitala Gazzettaufficiale dell’UE. Ma nessun giornalista lo dice
mai e nessuno l’ha mai sottolineato, neanche quando Mario Monti è stato
capo del governo e oggi in cui Emma Bonino è ministro degli esteri nel
governo Letta.”
Quali sono gli interessi in gioco?
“I motivi di esclusivo interesse per i governanti sono molti, ma mi
fermo a illustrarne soltanto due. Il primo è di carattere politico: distruggere
gli Stati nazionali e per mezzo dell’unificazione europea, distruggere i
popoli d’Europa, ossia i ‘bianchi’, facilitando l’invasione degli
africani e dei musulmani per giungere a un governo ‘americano mondiale’.
Naturalmente per la grande maggioranza degli italiani, quella
comunista, l’universalizzazione era già presente negli ideali marxisti
ed è persistita, malgrado le traversie della storia, fino ad oggi in cui
vede finalmente realizzati i propri scopi nel governo Letta. Si spiega
soltanto così la lentezza e la tortuosità che sono state necessarie per
giungere al governo Letta: era indispensabile creare le
condizioni che giustificassero il vero governo ‘europeo’, abilitato a
distruggere l’Italia consegnandola all’Europa. Il secondo motivo è esclusivamente d’interesse personale: si
sono costruiti, spremendo e schiacciando il corpo dei sudditi, un
grande ‘Impero’ finto, di carta, che non conta nulla e non deve contare
nulla in base ai motivi che ho già esposto, ma che per i politici dei
singoli Stati è ricchissimo. Ricchissimo di onori, di
benemerenze, di poltrone, di soldi. Governare oltre cinquecento milioni
di persone, con tanto di ambasciate aperte in tutte le parti del mondo,
fa perdere la testa a questi politici che vengono dal nulla e che non
sono nulla e che, quando manca una poltrona in patria, la
trovano in Europa per se stessi, parenti, amici, amanti, con un giro
immenso di possibilità e libero da ogni controllo. Non c’è
praticamente nessuno dei politici oggi sulla scena che non sia stato
parlamentare europeo: Napolitano, Bonino, Monti, Prodi, Letta, Rodotà,
Bersani, Cofferati e tanti altri ancora, con un ricchissimo stipendio e
benefici neppure immaginabili per i comuni lavoratori. Essere
parlamentare europeo significa anche impiegare il poco tempo passato a
Bruxelles a tessere i legami e scambiare i favori utili per la futura
carriera in patria, godendo anche alla fine di questi ben cinque anni di
dura fatica, di una cosa strabiliante: la pensione per tutta la vita.”
In un suo recente intervento ha affermato che non c’è nessuna
luce al termine del tunnel della crisi. Il tunnel è dunque la realtà
alla quale dobbiamo abituarci?
“Sì, il tunnel è la realtà. Non dobbiamo abituarci, però, anzi: dobbiamo
guardarla in faccia come realtà. Niente di ciò che dicono i politici
prospettando un futuro miglioramento nel campo economico è vero e
realizzabile, perché non possiamo fabbricare la moneta, come fa ogni Stato sovrano (Come fanno in questi giorni il Giappone e l’America per esempio – ndr). Una
moneta uguale fra paesi diversi è una tale aberrazione che non è
possibile credere a un errore compiuto dai tanti esperti banchieri ed
economisti che l’hanno creato, fra i nostri Ciampi e Prodi. E’ stato fatto volutamente per giungere a una distruzione.”
Per distruggere cosa?
“L’introduzione dell’euro ha sferrato il colpo di grazia
all’economia degli Stati. Se viceversa si fosse trattato davvero di un
errore, allora perché, invece di metterli alla gogna, continuiamo a
farci governare da quegli stessi banchieri ed economisti che non sopportano la minima critica all’euro? Dunque la situazione economica continuerà ad essere gravissima e il solerte Distruttore si prepara a consegnarci all’Europa sostenendo
che mai e poi mai potremo mancare agli impegni presi e che per far
funzionare l’euro bisogna unificarsi sempre di più. Questa è la meta cui
si vuole giungere. Visto che la moneta unica non funziona,
perché sono diverse le produzioni dei singoli Stati, cambieranno forse
queste produzioni unificando le banche e le strutture economiche? Bisogna farsi prendere per imbecilli non reagendo a simili affermazioni. L’unica
possibilità che abbiamo per salvarci è che sorga qualcuno in grado di
organizzare una forza contraria. Io non lo vedo, ma lo spero.
Lo spero perché l’importante è aver capito, sapere quale sia la verità,
guardare in faccia il nostro nemico sapendo che è ‘il nemico’.”
In Italia, come in altri paesi colpiti da questo nuovo
assetto di mercato che tanti chiamano crisi economica, spesso il
suicidio è visto come una soluzione. Come si spiega antropologicamente
che è meglio morire invece di ribellarsi?
“La spiegazione si trova in quello che ho detto: i governanti
ci vogliono uccidere, lavorano esclusivamente a questo scopo,
obbligandoci a fornire loro le armi per eliminarci il più in fretta
possibile. Questo è il ‘modello culturale’ in cui viviamo. In
base alla corrispondenza e l’interazione fra modello culturale e
personalità individuale, chi più chi meno, tutti gli italiani
percepiscono il messaggio di condanna a morte che i governanti hanno
stabilito per noi in ogni decisione che prendono, in ogni discorso che
fanno, in ogni persona che scelgono, in ognuno dei decreti, delle leggi
che emanano e delle tasse che impongono. E tuttavia non se ne può
parlare: la condanna a morte è chiara ma implicita, sottintesa,
segreta, nascosta perché ovviamente l’assassinio individuale così come
il genocidio di un popolo, è un delitto e non si può accusarne il
governo, il parlamento, i partiti: nessuno. E’ questo
il motivo per il quale ci si uccide: l’impossibilità a parlarne, a dirlo
chiaramente perfino a se stessi, a fare qualsiasi cosa per evitarlo e
ad accusare il proprio ‘padre’. Neanche Shakespeare sarebbe
stato in grado di descrivere la tragedia che stiamo vivendo, per la
quale stiamo morendo. Qualcuno riesce forse a rendersi conto di che cosa
significhi eliminare volontariamente i ‘bianchi’, la civiltà europea,
invece che tentare di allontanare il più possibile questa fine, di
imprimere nella storia lo sforzo per la salvezza? Qualcuno riesce a
concepire un delitto più nefando di questo: che si siano assunti
il compito di agevolare questa morte soprattutto gli italiani, i
governanti italiani, quando viceversa avrebbero dovuto essere loro a
impedirlo, a voler conservare il più possibile l’immensa Bellezza che
gli italiani hanno donato al mondo?”
Fonte: mxpress.eu
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