04 Gennaio 2015,
« Toiano Moderno è un piccolo castello, posto sur un altro scosceso poggetto, o verruca, fornito de' medesimi strai di ghiaia impietrita, sopra de quali sono fondati gli edifizi. Il più curioso si è, che il dorso di uno di essi strati grosso quasi un braccio, serve di ampio pavimento d'una strada, che dalla Pieve conduce al Castello » |
(Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana di Giovanni Targioni Tozzetti) |
In una fredda mattina di gennaio, coronata da un cielo limpido e luminoso, abbiamo abbandonato la strada provinciale 105, per risalire una delle molteplici colline che costellano il paesaggio toscano fra Pisa e Firenze. Strada vicinale non asfalta, numerose buche e dislivelli, impegnativa per colui che si cimenta per la prima volta nei suoi tornati. Terminato un calvario di circa 4 km, pregando per la coppa dell'olio, il semi asse, la carrozzeria, mentre al contempo mi chiedevo come mai non ero rimasto a curare il giardino a casa, ci ritroviamo sulla sommità di questo poggio in tufo. Il panorama sapientemente si articola in balze, tipiche del paesaggio volterrano, e nella colline fra Pisa e Firenze. Qualche cipresso, del vicino ed antico cimitero, rompono la rudezza della natura circostante.
Abbandonata la macchina, in una delle tante rientranze, proseguiamo a piedi cogliendo alla nostra sinistra il cimitero del borgo. Silenzioso, ordinato, capace di conservare il fascino dei suoi marmi di variegati colori malgrado l'evidente rovina che inesorabilmente lo ha colto. Su sviluppo est - ovest infonde silenzio, ed è possibile notare ancora la presenza di qualche visitatore, memore di antichi e mai recisi affetti, che ancora lascia fiori quali dazio alla propria rimembranza.
Proseguendo troviamo, dopo una svolta, la Chiesa alla nostra destra. Chiusa al pubblico da un portone che certo non trasmette efficienza e resistenza, anch'essa è colpita dall'abbandono ed è preludio e monito di quanto troveremo oltre.
Un ponte, che anticamente era ponte levatoio a testimonianza dell'affetto e della cortesia che i toscani usano riservarsi fra loro, malandato si offre al nostro passo.
Superato il viatico/ostacolo entriamo nel paese. Lo spettacolo è quello di un degrado avanzato, framezzato da qualche tentativo di ristrutturazione che negli anni anime pie ed ottimiste hanno cercato di opporre all'ingordigia del tempo.
Notiamo che un'abitazione all'ingresso del paese è in ottimo stato manutentivo, ed intuisco che un tempo era la casa prominente la porta del borghetto vista la mezza volta in mattoni che ancora resiste.
Poco oltre una molteplicità di ciotole piene di pane si offrono alla colonia felina, per il resto un'ampia desolazione. L'unica via del paese è soffocata da cadenti strutture, che qualche ottimista spera di vendere costellandole di cartelli VENDESI. Transenne, reti, avvisi di pericoli sono ovunque ricordando la poca sicurezza del luogo. Molte delle abitazioni hanno catene alle porte, lucchetti, ma ben si intuisce che sono effimere protezioni viste le condizioni generali del luogo.
L'idea che traspare è quella di un borgo abitato da alcune decine di nuclei familiari che rispetto ai parametri del tempo dovevano essere benestanti, rispetto alla media della popolazione. Le case sono tutte su due livelli, dove al pianoterra vi erano le poche botteghe, le rimesse per gli attrezzi, il rifugio per gli animali, e il riparo per le derrate alimentari. Gli ambienti ampi, molte finestre e spessi muri in pietra e mattoni.
Lo stato conservativo delle abitazioni suggerisce che il paese è stato abbandonato fra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso.
Poco avanti uno spiazzo che un tempo doveva essere il centro della vita del paesetto, e quando disperiamo di trovare segni di vita, individuiamo una baiadera ristrutturata recentemente. Un moderno eremita abita nel borgo fantasma. Sicuramente la pace, la tranquillità, e il decadente fascino del luogo culleranno il suo riposo ristoratore. Osservando meglio però intuiamo che oltre a questo residente perenne, alcune abitazioni, con le facciate e i tetti in buono stato manutentivo, sono sporadicamente abitate. Anche se oltre alla nostra autovettura notiamo solamente un'altra macchina. C'è vita.
Prima di volgere altrove il nostro passo un pensiero a questo borgo. Lo ringraziamo per essersi materializzato nel nostro presente dalle ombre del passato.
NOTE STORICHE
Sorge a sud-est di Palaia, tra i corsi dei torrenti Chiecinella e del Roglio, principale affluente del fiume Era. Il torrente Carfalo divide il paese di Legoli da quelle di Toiano e di Montefoscoli, scorrendo da est a nord.
Le sue origini risalgono all'alto medioevo, e la struttura del paese resta quella di un castello, a cui si accede tramite un ponte, forse in origine un ponte levatoio.
Inizialmente sotto il dominio lucchese, passò poi sotto i pisani e nel 1362 sotto l'egemonia fiorentina, grazie all'azione del condottiero Rodolfo II Da Varano, il quale dopo aver vinto l'assedio, prese una campana della rocca e la inviò come trofeo a Firenze, dove fu posta nel ballatoio di Palazzo Vecchio. Nel 1364 il paese (da allora detto "Toiano Vecchio") fu distrutto dai fiorentini e il territorio venne restituito ai pisani, in seguito agli accordi di pace tra le due città.
Gli abitanti di Toiano ricostruirono nuovamente il villaggio (da allora detto "Toiano Nuovo"), ma nel 1406 si arresero nuovamente al dominio di Firenze.
Il paese è oggi disabitato ed è stato segnalato al FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano) nel censimento dei luoghi del cuore da salvare. Vi è inoltre una chiesa sconsacrata risalente all'XI secolo, costruita a pietre quadre regolari e dedicata a San Giovanni Battista.
È situato in una zona di notevole interesse paesaggistico, tra l'area palaiese e quella volterrana, tra le colline pisane e i calanchi di sabbia che sconfinano nelle balze della zona intorno a Volterra.
Il paese è inoltre tristemente ricordato per l'omicidio Elvira Orlandini, detta la "bella Elvira", una giovane ventenne che fu trovata sgozzata nei boschi circostanti e la cui uccisione rappresentò un caso mediatico nel 1947.
Del borgo si è parlato anche alcuni anni fa grazie ad Oliviero Toscani che, dedicando a Toiano un concorso fotografico, rese plausibile la prospettiva di far tornare la vita nell'antico borgo.
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