Osservando
il panorama della spiritualità contemporanea viene da chiedersi come mai taluni
hanno un certo, seppur effimero, seguito. Pastoni indigesti, frutto di
artificiosi collage fra miti, storie, culture e tradizioni diversi, sono
costantemente propinati ad un pubblico festante e gioioso che non sembra attendere
altro. Malgrado le discrepanze, i continui rimaneggiamenti, le evidenti
assurdità proposte, i fedeli continuano a rimanere tali oltre ogni
ragionevolezza.
Sicuramente
vi sono dei meccanismi di riconoscimento, che portano ad identificarsi nella
persona del Guru di turno, simile livello culturale, estrazione sociale,
capacità di linguaggio, ecc… Oppure meccanismi psicologici attrattivi: si vede
in lui il soggetto su cui compensare e risolvere legami emotivi ed affettivi
fino a quel momento insoluti.
Se quanto
sopra, a grandi linee, rappresenta l’aspetto emotivo ed identificativo
attraverso cui si creano quei legami fra i molti e questi guru postmoderni,
dobbiamo osservare la presenza di un ulteriore elemento, non secondario, che
opera al fine di tessere questa ragnatela.
Oggi la
gente in genere ha bisogno di risposte facili ai grandi dilemmi della vita,
alle angosce del presente e alle frustrazione che segue ai desideri eccessivi.
Risposte che da un lato assomigliano ad una ricetta stile quattro salti in
padella, e dall'altro che abbiano la tendenza a deresponsabilizzare per quanto
accade nella vita quotidiana. Il sistema culturale imperante, la stessa
strutturazione della comunicazione moderna, oltre ad un evidente decadimento
della capacità intellettive, hanno portato le persone a prediligere le
conclusioni, non importa altrui o proprie, rispetto al processo di raccolta
delle informazioni, analisi delle stesse, ed infine di sintesi. Dall’altro lo
stesso porsi come artefici della propria vita è un atto di coraggio, che non è
più nelle corde dell’uomo moderno.
Ecco quindi gli Arconti, i Complotti, le Logge
Nere e Bianche, i Controlli Mentali, gli Ego-Demoni, e la varia e variegata compagnia che la neospritualità sa offrire ai suoi
fedeli. Ecco che tutto magicamente torna
al suo posto, le cose nelle tua vita non vanno male perché sei un inetto che
non lotta, ma perché sei un’anima bella e buona, delicata, che proprio per tale
ragione è stata presa di mira da terribili malfattori, che altro non aspettano,
assieme al codazzo di sgherri di angariarti in vario modo. Ed ovviamente il
gruppo, retto dal Guru di turno, ti comprende e ti accoglie nella nuova
famiglia, in quanto tu lo riconosci portato di un messaggio positivo. Pochi
vedono i sottili meccanismi di potere in tutto questo, pochi si rendono conto
dei meccanismi premianti e punitivi che reggono le dinamiche di siffatti
gruppi, che niente hanno a che fare con l’esoterismo.
Ovviamente
quando le persone adottano tale prospettiva sono in una qualche misura
tranquillizzate, in quanto ritengono di stare acquisendo una sorta di controllo
sulla propria vita, in virtù di qualche pratiche vagamente connesso con la narrazione
salvifica del Guru. Seguo le pratiche ma accade ancora il MALE nelle sue mille
forme, è perchè lavoro bene e questo si manifesta, oppure si manifesta perchè lavoro. Una serie di meccanismi autoportanti, auto
confermativi, da cui la persona sarà guidata in ogni ambito della propria vita.
Giungendo al paradosso che per sfuggire alla prigione del quotidiano, andrà a
rifugiarsi in una prigione ancora più terribile, in quanto niente è più
terribile della prigionia a cui viene dato il nome di libertà.
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