martedì 19 maggio 2020

I SALMI PERDUTI


È con vivo piacere che presento i diciotto Salmi di Salomone, e spero che la gioia che ho provato nella loro traduzione, sia parimenti alla vostra nel leggerli.

Vorrei, come prima memoria di questa introduzione, asserire che ho privilegiato, nelle varie traduzioni, il senso raccolto nei Salmi, piuttosto che proporre una loro formale e meccanica trasposizione nella lingua italiana. In ciò, senza ovviamente paragonarmi alla sua persona, ho seguito l’insegnamento di San Girolamo[1], che in merito alla sua opera di traduzione, dal greco e dall’ebraico, e revisione della Vulgata ebbe, al cospetto delle critiche per la sua opera, a dire:

·         «Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l'Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l'uno contro l'altro […]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell'Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: "Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele"»
(Epistulae 57, 5, trad. R. Palla)

Avendo ben presente l’intima natura dei Salmi, di questi canti dell’anima, è evidentemente necessario cercare di rendere, superando le barriere linguistiche e gli stilemi propri di ogni cultura, il senso profondo di questa inflorescenza dell’intimo; di questa ierofania di sentimenti ed emozioni che cesella un dialogo, sovente devoto e sovente disperato, fra l’uomo e il proprio Dio. Potrebbe tutto ciò essere reso, essere minimamente tratteggiato dalla fredda grammatica e dalla asettica trasposizione di parola su parola? Certamente, a mio modesto parere, no! Certamente abbiamo la necessità di individuare, nel nostro ricco museo di termini ed espressioni, quel lessico adeguato a plasmare, prima, e, poi, a render vivide le immagini raccolte negli angusti, ma incisivi, perimetri dell’Inno.


Prima dell’ovvia conclusione rappresentata dalla riproposizione nella nostra lingua dei Salmi di Salomone, focus principale del presente lavoro, ho provveduto ad inserire un paragrafo che tratta degli altri Inni che ho definito “perduti”, onde esaltarne ed enfatizzarne la natura sovente misconosciuta. Questi sono rappresentati dal Salmo 151 che per oltre 1500 anni era inserito nel canone biblico cattolico romano, i cinque Salmi della Pishitta (2) e alcuni Salmi del Mar Morto(3). È proprio per la natura misconosciuta al grande pubblico di questa raccolta dei Salmi, che ho trovato consono chiamare questo libro “I SALMI PERDUTI”, i quali sono in grado di offrirci, se letti con attenzione, non solo utili armoniche spirituali per il nostro animo e la nostra mente, ma anche utili indicazioni attorno alla vita sociale e, soprattutto, ai travagli storici dei figli di Giobbe. Una storia che li ha visti vittime e carnefici, dominatori e schiavi; e in mezzo a siffatti tumultuosi eventi, in questo i Salmi di Salomone sono magistrale eco, unico elemento che li ha preservati dalla damnatio memoriae sono stati proprio i Salmi e la loro intimistica natura.


Dettagli prodotto
  • Copertina flessibile: 48 pagine
  • Editore: Independently published (29 aprile 2020)
  • Collana: Shin
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-13: 979-8641640693
  • ASIN: B087SCCZR9




Sofronio Eusebio Girolamo (in latino: Sofronius Eusebius Hieronymus), noto come san Girolamo, san Gerolamo o san Geronimo, (Stridone, 347 – Betlemme, 30 settembre 419/420) è stato un biblista, traduttore, teologo e monaco cristiano romano. Conosciuto principalmente per il suo intenso lavoro di traduzione e revisione della Bibbia, a cui si deve la revision della Veuts Italia, una traduzione ex novo dalla lingua greca della Bibbia e una traduzione della Bibba da un testo in ebraico pre masoretico. 
Il nome significa "traduzione semplice" è una delle versioni siriache della Bibbia.
3 I rotoli del Mar Morto sono composti da circa 900 documenti, compresi testi della Bibbia ebraica, scoperti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte dentro e intorno al uadi di Qumran, vicino alle rovine dell'antico insediamento di Khirbet Qumran, sulla riva nord-occidentale del Mar Morto.

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