domenica 2 aprile 2017

Cos’è la Teurgia




“Nel gregge della fatalità non cadono i teurghi.” (Oracoli caldaici, frammento 153.)

«La Magia Cerimoniale è una operazione con la quale l’Uomo cerca di costringere, con il gioco stesso delle Forze Naturali, le Potenze invisibili dei diversi Ordini ad agire secondo ciò che da esse richiede. A questo scopo, le afferra, le sorprende, per così dire, proiettando delle Forze di cui egli stesso non è padrone, ma alle quali può aprire delle vie straordinarie, in seno stesso della Natura. Donde Pentacoli, sostanze speciali, condizioni rigorose di Tempo e di Luogo che occorre osservare pena i più gravi pericoli. Poiché, se la direzione ricercata è un pochino imperfetta, l’audace è esposto all’azione delle “Potenze” nei cui confronti non è che un granellino di polvere... » (Charles Barlet: l’«Initiation», numero di Gennaio 1897).

Originariamente la Teurgia (dal greco antico θεουργία theurghía) era un’arte riservata ai sacerdoti[1], attraverso la quale si anelava alla manifestazione della divinità su questo piano. Ciò poteva avvenire sia cercando di far precipitare la divinità all’interno di un corpo, in genere una statuetta di creta, inanimato, oppure all’interno di un essere umano. Entrambe le operazioni si articolavano in complessi rituali cadenzati da solenni gesti, profonde orazioni, simboli magici e preceduti da immancabili purificazioni. Attorno al reale valore della Teurgia molto ci lascia intuire il  significato di questa parola, che altro non è che “opera attraverso Dio” oppure “opera per mezzo di Dio”.
Ecco quindi quella che dovrebbe essere, se correttamente compresa, la profonda differenza fra Teurgia e Magia. Mentre la seconda opera, attraverso le forze naturali, volta al fine di conquistare un vantaggio personale, la Teurgia si compie tramite l’assistenza del divino e non ha finalità egoistiche.
Come già accennato in precedenza l’assenza di tale comprensione, il volgere la Teurgia a finalità personali, comporta inevitabilmente il suo declassarsi ad operazione magica. Mi permetto, giunto a questo punto, di spendere ulteriori considerazioni per meglio chiarire la questione di cui stiamo trattando.

In tutta l’arte magica, dove con tale termine si intende la capacità di operare modifiche nel nostro tempio interiore o nel mondo quaternario, la reale differenza, fra le varie scuole, non attiene al tipo di strumenti utilizzati, quanto piuttosto alla prospettiva con cui si opera. La prospettiva della Teurgia non è il vantaggio personale, specie quando non dovuto e neppure il danno altrui; quanto piuttosto operare in conformità alla legge divina per la propria reintegrazione e per la Gloria dell’Essere Supremo ed Immanifesto[2].
Questa è la Teurgia, ed è per tale motivo che l’annovero non tanto nelle pratiche del Mago, quanto piuttosto in quelle del Sacerdote (sacro-fare). Il Sacerdote[3] è l’intermediario fra il Divino e gli Uomini, è animato dalla volontà di servire, attraverso il sacrificio di se stesso, la comunità di fratelli che attorno a lui è raccolta. Egli non può e non deve operare in contrasto, od in opposizione, a tali intendimenti.

E’ giusto adesso evidenziare, per meglio permettere di comprendere, quelle che sono le differenze maggiori

Per Magia si intende la capacità di modificare elementi o relazioni fra oggetti, ivi inclusi gli uomini, attraverso forze della natura o entità legate al basso psichichismo. L’operatore utilizza le forze emotive, sessuali e mentali per “scagliare” la propria volontà contro un determinato oggetto, in forza di un tramite. Oppure “covando” tale volontà all’interno di un simulacro[4]. Si comprenderà, a prescindere ogni valutazione di ordine morale e spirituale, come tali operazioni sono ben lontane da un proposito di elevazione e affrancamento dal caduco quaternario. Esse, anzi, rafforzano il legato fra l’operatore e questo basso piano dimensionale, creando un groviglio di flussi energetici e di magnetismi, da cui difficilmente è possibile liberarsi.

La Teurgia, come già evidenziato in precedenza, rappresenta uno strumento attraverso cui il Teurgo è tramite, asse, fra questo piano e quello superiore. Opera al fine della personale reintegrazione e quella di tutta l’umanità. In quanto attraverso il suo sacro fare, le influenze sottili si riversano sul nostro piano. Il Teurgo al contempo, attraverso le manifestazioni della deità, può comprendere quanto l’Opera stia progredendo. Usufruendo di simboli e parole di potere che gli saranno concessi al compimento, se corretto in ogni sua parte, del rituale dalla benevolenza degli Enti Superiori[5].

A tale proposito propongo questo estratto di R. Le Forestier  ("La Massoneria Occultistica nel XVIII secolo e l'Ordine degli Eletti Coen"): "Per quanto fossero importanti le cerimonie delle Operazioni: prosternazioni, incensamenti, invocazioni con preghiere, tuttavia esse non erano del tutto efficaci; erano necessarie, ma non sufficienti. Per convalidare la loro azione  erano indispensabili tre fattori: la virtù mistica dell'operante, un'influenza astrale favorevole ed il concorso della  grazia divina. La virtù mistica dell'adepto, a sua volta, dipendeva da tre  condizioni: dal suo stato di grazia, da una soprannaturale  facoltà conferitagli dall'ordinazione, dalla cooperazione simpatica a distanza dei suoi uguali in iniziazione. La sola  precisione della cerimonia non basta" scriveva Pasqually nel  1768 a Bacon de la Chevalerie " sono necessarie anche l'esattezza della santità di vita [...] (all'adepto che vuole entrare in relazione con gli Spiriti), gli occorre una preparazione spirituale  fatta di preghiera, ritiro ed attesa" (V,229). L'Eletto Coen  doveva osservare una "regola di vita" molto ascetica. Gli  era proibito "per tutta la vita", nutrirsi di sangue, grasso e rognoni di qualsiasi animale, mangiare carne di piccione  domestico (111,76/77). Con estrema moderazione poteva darsi  ai piaceri dei sensi, poiché, per poter giungere al grado supremo, egli doveva astenersi da qualsiasi materia impura soprattutto dalla "fornicazione (relazioni sessuali) che crea  turbamenti all'anima" (11,105)"

Da cui emerge, chiaramente, che il rituale non può sopperire a lacune e deficiente da parte del Teurgo. Il quale deve essere formato nell’arte e nello spirito: giusta attesa e giusta formazione. Purtroppo spesso capita di vedere persone da poco associate, ancora non radicate nell’Eggregore della struttura, ben lontane da aver compreso la filosofia che anima la docetica proposta, chiedere a gran voce di praticare rituali teurgici o maggiori. Accecati dall’orgoglio e dall’apparenza, non intuiscono che il rituale è una via, ma in assenza delle qualificazioni iniziatiche adeguate giammai potranno percorrerla.

Réne Guénon sulle qualificazioni iniziatiche:” Bisogna ritornare ora alle questioni che si riferiscono alla condizione prima e preliminare dell'iniziazione, vale a dire alle cosiddette « qualificazioni » iniziatiche; in vero, questo soggetto è dl quelli che non è possibile pretendere di trattare in modo completo, ma possiamo almeno apportarvi qualche chiarimento. In primo luogo, deve ben'essere inteso che queste qualificazioni sono esclusivamente del dominio dell'individualità; infatti se non vi fosse da considerane che la personalità o il « Sè », non vi sarebbe alcuna differenza da fare a tal riguardo fra gli esseri, e tutti sarebbero ugualmente qualificati, senza bisogno di fare la minima eccezione; ma la questione si presenta in modo ben diverso per il fatto che l'individualità deve necessariamente esser presa come mezzo ed appoggio della realizzazione iniziatica; in conseguenza, bisogna che essa possegga le attitudini richieste per rappresentare questa parte, ed il caso non è sempre tale. Se si vuole, l'individualità non è che lo strumento dell'essere vero; ma, se questo strumento presenta certi difetti, può essere più o meno completamente inutilizzabile, od anche esserlo del tutto. D'altronde, non v'è da meravigliarsi, volendo soltanto riflettere che, anche nell'ordine delle attività profane (o almeno divenute tali nelle condizioni dell'epoca attuale), ciò che è possibile per uno non lo è per un altro, e così, ad esempio, l'esercizio di tale o di tal'altro mestiere esige certe attitudini speciali, in pari tempo mentali e corporee. In questo caso, la, differenza essenziale è che si tratta di una attività appartenente al dominio individuale, attività che non lo oltrepassa menomamente e sotto alcun rapporto, mentre, in riguardo all'iniziazione, il risultato da raggiungere è invece oltre i limiti dell'individualità; ma, ripetiamolo ancora, quest'ultima deve non di meno essere presa come punto di partenza, e si tratta di una condizione cui è impossibile sottrarsi.”

Tratto da "ELEMENTI DI TEURGIA - HEPTAMERON" edizioni Lulu 




[1] Ecco perché in alcuni contesti tradizionali, la teurgia, o almeno i rituali maggiori, sono espletati da coloro che hanno ricevuto un’ordinazione sacerdotale.
[2] Nel martinismo ciò è magistralmente rappresentato dal passaggio dalla formula tetragrammatica יﬣוﬣ alla formula pentagrammatica יﬣשוﬣ. Dove la ש rappresenta quel fuoco spirituale che rettifica e reintegra il dispiegamento polare della manifestazione.
[3] Si veda in appendice il paragrafo dedicato all’Archetipo Sacerdotale.
[4] Rientra in questa pratica anche la sigillazione dei desideri.
[5] Nella mia prospettiva, squisitamente gnostica, ogni definizione è valevole sotto il profilo meramente scolastico, venendo poi riassorbita e superata dalla pratica che conduce all’esperienza.

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