mercoledì 25 marzo 2020

INDULGENZA PLENARIA


Sta facendo scalpore la notizia che "Papa" Francesco, in diretta streaming, il 27 Marzo concederà l'indulgenza plenaria.  Vediamo la nota della Santa Sede:

"....in questo tempo di emergenza per l’umanità il Santo Padre Francesco - spiega il portavoce Matteo Bruni in una nota - invita i cattolici di tutto il mondo a unirsi spiritualmente in preghiera con lui il prossimo venerdì 27 marzo alle ore 18" trasmessa dai media vaticani e in streaming sul web." La preghiera si concluderà con la Benedizione eucaristica che sarà impartita Urbi et orbi e a tutti coloro che si uniranno spiritualmente a questo momento di preghiera tramite i media sarà concessa l’indulgenza plenaria secondo le condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica"

Questo è già il terzo, in ordine di tempo, "fatto religioso" compiuto da questo Papa che  incarna eco proveniente dal Medioevo e sostanzialmente dissonante dalla figura fino ad oggi incarnata  da Bergoglio. Una figura quasi del buon nonno della porta accanto, dedito a dispensare buoni consigli (in genere politici e sociali e raramente spirituali) e di cui ricordiamo il suo, contrario ad ogni forma e sostanza, irrituale insediamento o intronizzazione. Viene da chiedersi come mai nel giro di pochi giorni Papa Francesco abbia prima pregato fuori dalle mura di San Pietro, compiendo nei fatti una sorta di processione espiativa, chiesto ai fedeli di usare violenza a Dio nella preghiera (a scuoterlo quindi dal suo distacco nei confronti del popolo) ed infine questo atto (non tradizionale nella forma). Lascio ad ognuno maturare le proprie riflessioni.

Tornando all'indulgenza plenaria, cerchiamo di capirne senso e sostanza.
In parole semplici l'indulgenza plenaria è la piena remissione del castigo terreno, che l'uomo attrae su di se per non aver rispettato, con colpa e perseverando, la legge divina. Il peccato nella teologia cattolica,  fortificato e radicato con il vizio, produce due risultati: il primo è il distacco dell'uomo da Dio e il secondo è la pena/castigo terreno. Questa impostazione è direttamente permutata dalla tradizione ebraica ed è riscontrabile nella stessa strutturazione del Salterio. Dove notiamo il diverso peso che assumono i peccati commessi per ignoranza o necessità, rispetto alla trasgressione volontaria della legge divina e il conseguente castigo.  Il quale interviene in guisa del tempo divino ed irrompe sul piano e nel tempo dell'uomo quasi accidentalmente, scuotendo fin nelle radici corpi, menti ed anime. Nei Salmi il termine del castigo, dei suoi effetti terreni, è supportato dalla "lamentazione" individuale e/o collettiva. In tale ottica è da leggersi l'"indulgenza plenaria" e la richiesta di preghiera corale da parte del Papa.

Ma in virtù di cosa la Chiesa può o potrebbe dispensare indulgenza (parziale o plenaria)? La risposta è in forza del deposito misericordioso degli atti di sacrificio di Gesù, di Maria, dei Martiri e dei Santi.  Questo deposito può essere visto come la sommatoria dei sacrifici compiuti da tutta la cristianità a favore dell'umanità intesa come organismo che si estende nel presente, nel passato e nel futuro.

Vi sono dei requisiti per ottenere l'indulgenza plenaria. Essi sono:

Per ottenere le indulgenze il fedele deve essere:
1. battezzato, poiché l’atto di giurisdizione delle indulgenze può essere esercitato solo su chi appartiene al Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa;
2. non scomunicato, in quanto se lo fosse non potrebbe partecipare né alle indulgenze né alle pubbliche preghiere della Chiesa;
3. in stato di grazia, perché il debito della pena temporale si può cancellare dopo la cancellazione della colpa e della pena eterna per mezzo della confessione sacramentale;
4. intenzionato ad ottenere l’indulgenza, poiché il beneficio non può essere concesso a chi non lo vuole.

Da cui è evidente, e vorrei fugare ancora questo dubbio etimologico, che plenaria non si riferisce al "pianeta", come erroneamente inteso da molto, bensì si riferisce ai cattolici. Altre affermazioni, in virtù della stessa docetica cattolica, sono false o errate anche se provengono da figure apicali della medesima. Inoltre mi chiedo essendo sospeso ogni forma collettiva e pubblica del culto, chi sarà fra i cattolici conforme a quanto richiesto al punto 3? 

A chiarificazione riporto alcuni estratti attorno all'indulgenza plenaria.

"L’indulgenza è parziale o plenaria a seconda che liberi in parte, o in tutto, dalla pena temporale dovuta ai peccati" (Paolo VI, Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina, 1967).

"La Chiesa, avendo ricevuto da Cristo il potere di perdonare in suo nome, è nel mondo la presenza viva dell’amore di Dio che si china su ogni umana debolezza per accoglierla nell’abbraccio della sua misericordia. È precisamente attraverso il ministero della sua Chiesa che Dio espande nel mondo la sua misericordia mediante quel prezioso dono che, con nome antichissimo, è chiamato indulgenza" (Giovanni Paolo II, Incarnationis mysterium, Bolla di indizione dell’Anno Santo, 1998).

martedì 24 marzo 2020

SALMO 1 - IL CAMMINO DEL GIUSTO E IL CAMMINO DELL'EMPIO


1 Beatus vir, qui non abiit in consilio impiorum,  et in via peccatorum non stetit,  et in cathedra pestilentiae non sedit:  2 Sed in lege Domini fuit voluntas ejus,  et in lege ejus meditabitur die ac nocte.  3 Et erit tanquam lignum,  quod plantatum est secundum decursus aquarum,  quod fructum suum dabit in tempore suo:  Et folium ejus non decidet,  et omnia quaecunque fecerit prosperabuntur.  4 Non sic impii, non sic:  sed tanquam pulvis, quem projicit ventus a facie terrae.  5 Ideo non resurgent impii in judicio:  neque peccatores in consilio justorum.  6 Quoniam novit Dominus viam justorum,  et iter impiorum peribit. 

(Salmo 1, Tratto dalla Vetus Itala)


eremitadaisettenodi@gmail.com

Salmo 40 (terapeutico)


Salmo 40 (terapeutico)
1 In finem, Psalmus ipsi David. 2 Beatus qui intelligit super egenum, et pauperem: in die mala liberabit eum Dominus. 3 Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra: et non tradat eum in animam inimicorum eius. 4 Dominus opem ferat illi super lectum doloris eius: universum stratum eius versasti in infirmitate eius. 5 Ego dixi: Domine miserere mei: sana animam meam, quia peccavi tibi. 6 Inimici mei dixerunt mala mihi: Quando morietur, et peribit nomen eius? 7 Et si ingrediebatur ut videret, vana loquebatur, cor eius congregavit iniquitatem sibi. Egrediebatur foras, et loquebatur 8 in idipsum. Adversum me susurrabant omnes inimici mei: adversum me cogitabant mala mihi. 9 Verbum iniquum constituerunt adversum me: Numquid qui dormit non adiiciet ut resurgat? 10 Etenim homo pacis meæ, in quo speravi: qui edebat panes meos, magnificavit super me supplantationem. 11 Tu autem Domine miserere mei, et resuscita me: et retribuam eis. 12 In hoc cognovi quoniam voluisti me: quoniam non gaudebit inimicus meus super me. 13 Me autem propter innocentiam suscepisti: et confirmasti me in conspectu tuo in æternum. 14 Benedictus Dominus Deus Israel a sæculo, et usque in sæculum: fiat, fiat.


L'arte dei Salmi è acquisita con costanza, volontà e capacità di rendere vive le parole. Solamente la giusta armonica interiore ci renderà adeguato strumento.

SALMO 67 (PROTEZIONE DAI NEMICI)


Salmo 67 (di protezione)
2 Exurgat Deus, et dissipentur inimici eius, et fugiant qui oderunt eum, a facie eius. 3 Sicut deficit fumus, deficiant: sicut fluit cera a facie ignis, sic pereant peccatores a facie Dei. 4 Et iusti epulentur, et exultent in conspectu Dei: et delectentur in lætitia. 5 Cantate Deo, psalmum dicite nomini eius: iter facite ei, qui ascendit super occasum: Dominus nomen illi. Exultate in conspectu eius, turbabuntur a facie eius, 6 patris orphanorum, et iudicis viduarum. Deus in loco sancto suo: 7 Deus qui inhabitare facit unius moris in domo: Qui educit vinctos in fortitudine, similiter eos, qui exasperant, qui habitant in sepulchris. 8 Deus cum egredereris in conspectu populi tui, cum pertransires in deserto, 9 terra mota est, etenim cæli distillaverunt a facie Dei Sinai, a facie Dei Israel. 10 Pluviam voluntariam segregabis Deus hereditati tuæ: et infirmata est, tu vero perfecisti eam. 11 Animalia tua habitabunt in ea: parasti in dulcedine tua pauperi, Deus. 12 Dominus dabit verbum evangelizantibus, virtute multa. 13 Rex virtutum dilecti dilecti: et speciei domus dividere spolia. 14 Si dormiatis inter medios cleros, pennæ columbæ deargentatæ, et posteriora dorsi eius in pallore auri. 15 Dum discernit cælestis reges super eam, nive dealbabuntur in Selmon: 16 mons Dei, mons pinguis. Mons coagulatus, mons pinguis: 17 ut quid suspicamini montes coagulatos? Mons, in quo beneplacitum est Deo habitare in eo: etenim Dominus habitabit in finem. 18 Currus Dei decem millibus multiplex, millia lætantium: Dominus in eis in Sina in sancto. 19 Ascendisti in altum, cepisti captivitatem: accepisti dona in hominibus: Etenim non credentes, inhabitare Dominum Deum. 20 Benedictus Dominus die quotidie: prosperum iter faciet nobis Deus salutarium nostrorum. 21 Deus noster, Deus salvos faciendi: et Domini, Domini exitus mortis. 22 Verumtamen Deus confringet capita inimicorum suorum: verticem capilli perambulantium in delictis suis. 23 Dixit Dominus: Ex Basan convertam, convertam in profundum maris: 24 Ut intingatur pes tuus in sanguine: lingua canum tuorum ex inimicis, ab ipso. 25 Viderunt ingressus tuos Deus, ingressus Dei mei: regis mei qui est in sancto. 26 Prævenerunt principes coniuncti psallentibus, in medio iuvencularum tympanistriarum. 27 In ecclesiis, benedicite Deo Domino, de fontibus Israel. 28 Ibi Beniamin adolescentulus, in mentis excessu. Principes Iuda, duces eorum: principes Zabulon, principes Nephthali. 29 Manda Deus virtuti tuæ: confirma hoc Deus, quod operatus es in nobis. 30 A templo tuo in Ierusalem, tibi offerent reges munera. 31 Increpa feras arundinis, congregatio taurorum in vaccis populorum: ut excludant eos, qui probati sunt argento. Dissipa gentes, quæ bella volunt: 32 venient legati ex Ægypto: Æthiopia præveniet manus eius Deo. 33 Regna terræ, cantate Deo: psallite Domino: psallite Deo. 34 qui ascendit super cælum cæli, ad Orientem. Ecce dabit voci suæ vocem virtutis, 35 date gloriam Deo super Israel, magnificentia eius, et virtus eius in nubibus. 36 Mirabilis Deus in sanctis suis, Deus Israel ipse dabit virtutem, et fortitudinem plebi suæ, benedictus Deus.


L'arte dei Salmi è acquisita con costanza, volontà e capacità di rendere vive le parole. Solamente la giusta armonica interiore ci renderà adeguato strumento.

eremitadaisettenodi@gmail.com

LO SPAZIO SACRO (Uomo Ente Magico - un percorso di conoscenza interiore) -6-


«Non devi fare nulla, ma abbandonare la tua volontà alla propria disposizione. Le tue cattive qualità si indeboliranno e ti tufferai con la tua volontà nell'Uno dal quale uscisti in principio. Tu giaci prigioniera delle creature: abbandona la tua stessa volontà e morranno in te le creature e le loro  cattive inclinazioni, che ti trattengono perché tu non vada a Dio» (Jakob Böhme, Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce)

Carissimo argonauta dello Spirito, abbiamo visto negli incontri, spero fruttuosi, precedenti la potente pratica della respirazione consapevole. Di come essa possa evolversi da automatico ed inconsapevole atto, che subiamo ignavi, a meccanica spirituale in grado di inondare la nostra composita struttura di particole di luce, di energia vitale e consapevolezza.  Se quanto sopra, che stiamo imparando a conoscere, rappresenta la nostra ricchezza, dobbiamo però prendere atto della moltitudine di enti, meccanismi inerziali ed ostativi che cercano di depredare la nostra linfa vitale e la nostra energia.

Al fine di manifestare a noi stessi questa scintilla sacra, ciò che ci rende potenzialmente magici, retaggio della nostra generazione spirituale, è necessario trovare il modo di arginare le istanze esterne che solleticano la nostra natura terrena e caduca. E', infatti, evidente come il mondo moderno imprima una forza notevole sull'individuo, a cui non sempre siamo capaci di opporci in modo adeguato.

L'ambiente familiare, l'educazione ricevuta, le dinamiche dei gruppi di amici e dei luoghi lavorativi, i costumi sociali, il flusso informativo/disinformativo dei mass media, campi energetici e magnetici, sono solo alcuni esempi di un elenco che potrebbe proseguire fino quasi a fiaccare ogni nostra speranza. Oltre a questi evidenti agenti venefici, plasmanti ed ostativi, spesso ci dimentichiamo che noi stessi esercitiamo pressione verso le persone che più o meno direttamente si relazionano a noi, così come loro la esercitano su di noi. Pensiamo all'azione psicologica o emotiva che scarichiamo sui nostri congiunti, oppure come i nostri stili alimentari e di consumo siano prevaricanti su persone sconosciute distanti migliaia di chilometri. Riflettiamo su quanti si ritrovano impoveriti, obbligati a subire gli effetti del nostro sistema economico e sociale senza goderne i fittizi benefici, e pensiamo come noi stessi siamo ostaggio di decisioni globali che si insinuano nel nostro stile di vita. L'insieme di queste relazioni va a creare un sistema d’interferenze, di azioni dirette ed indirette, di forze che modellano, di agenti che disorganizzano e riorganizzano. Queste forze attive ed imperanti sono le Eggregore di questo nostro tempo, il cui potere supera notevolmente la forza del singolo uomo dimentico di se stesso e della sua magnificenza. Una sola fortuna è compagna dell’audace argonauta dello spirito, e si concretizza nel fatto che le Eggregore sono sovente fra loro in competizione, e quindi, con ingegno e studio, è possibile rivolgerle a nostro vantaggio.

Onestamente va anche posto l’accento come la maggioranza degli esseri umani neppure si accorga a livello conscio di questa pressione, di essere costantemente modellati da forze sovraumane, e del loro agire fin dalla nostra più tenera età.  La maggioranza di coloro che si rendono conto dell’azione delle Eggregore, a causa dell'educazione ricevuta, tende a ritenerla del tutto normale ed indiscutibile, e come tale non alterabile. Per gli ignavi, così come per chi accetta lo stato delle cose, Il mondo è palcoscenico, e loro le comparse che senza accorgersi recitano un copione che è suggerito da qualche abile sceneggiatore: l’anima del Mondo, il Demiurgo, il Destino, gli Eventi, ecc..

Sono pochi intuiscono come i centri fisico, psichico, e sessuale sono costantemente modellati da queste forze, e sono un numero ancora più esiguo coloro che cercano di opporsi costantemente ad esse.

Come cambiare modalità ed uscire da una condizione di succubi innanzi a queste forze? Come arginare queste onde d’impatto che continuamente si rovesciano su di noi? Come cercare di far germogliare il vero ed autentico seme del Sé che è in noi, preservandolo dall'incuria, e dalla gramigna del mondo ?

La risposta è di erigere uno Spazio Sacro, un luogo delimitato da un solido perimetro ove permettere al seme di ciò che realmente siamo, di nascere, radicarsi, rafforzarsi fino a maturare nel fiore della perfetta consapevolezza. Dobbiamo consumare il vecchio uomo, e liberarci di ciò che ci è stato imposto. Dobbiamo comprendere che ogni singolo aspetto del nostro stile di vita, se accettato in modo acritico assume forma e sostanza di parassita psichico.

Nel momento in cui comprendiamo che quanto ci circonda non è un semplice dato di fatto, eterno ed immutabile, poiché su questo piano niente è eterno ed immutabile, e neppure creato per nostro bene, in quanto su questo piano tutto ha logica e funzionalità che risponde ad altri interessi che non sono quelli del singolo, allora ci capacitiamo che quanto apparentemente ci nutre, in realtà ci dissangua psichicamente e spiritualmente.

Non bisogna certo recriminare contro altri ma contro noi stessi, poiché in ogni momento della giornata, in ogni istante della nostra vita siamo disponibili, come dei novelli Giuda, a tradire il Cristo che è in noi.


Solamente nel momento in cui ci rendiamo conto che il mondo è anche prigione, e che noi siamo prigionieri, possiamo organizzare il nostro percorso di libertà e di rinascita.

Ecco quindi come lo Spazio Sacro ha inizio da una presa di coscienza, limitata ma reale, attorno all'esigenza di preservare e portare a germoglio, prima, e maturazione, poi, il nostro seme Esistenziale. Tale perimetro di salvaguardia si solidifica attraverso le pratiche interiori di meditazione, preghiera, ed altra operatività che agiscono come forza opponente agli agenti di prevaricazione, e come attivo flusso energetico atto al progressivo irrobustimento delle nostre sopite qualità ed aspirazioni interiori.

Lo Spazio Sacro da piccolo nucleo di rinascita e sussistenza a poco a poco, in relazione all’impegno in esso profuso, come un'onda che s’irradia, amplierà la propria circonferenza. Fino al punto in cui da semplice locus dove coltivare noi stessi, diverrà l’ambito che permetterà di organizzare tutta la nostra vita interiore ed esteriore. Le sue mura saranno barriere insormontabili per le Eggregore. Pareti solide dove nascerà la nostra città filosofica e potremo ambire a ricostituire Il nostro Corpo di Gloria.

Amico mio dobbiamo praticare, perché non possiamo e non dobbiamo mai permetterci il lusso di tralasciare le nostre opere spirituali, poiché altrimenti saremmo preda del mondo esteriore, e continueremmo a vivere una vita non nostra, una vita che è imposta fin dal momento della nostra nascita. La pratica deve divenire per noi cosa naturale quanto il respirare, momento giornaliero a cui dedicare  l'attenzione di cui necessita, in quanto tutto il resto lo conosciamo, e sappiamo già quale sarà l'epilogo di tutte le cose umane: la morte e il dissolvimento, precedute da un'attesa dissimulata dalla ripetizione. Ecco che quindi la pratica, lo spazio magico, diventa un altro sentiero, un'altra via che possiamo e dobbiamo percorrere, in quanto essa è e sarà, a differenza della precedente, esclusivamente personale, e i frutti di cui beneficeremo saranno autenticamente e perennemente nostri.

Deve essere in noi evidente ed improrogabile la necessità di erigere uno spazio sacro dove ciò che è impuro ed esterno non possa irrompere, e dove noi possiamo celebrare quanto di divino è in noi. Compito quindi del presente testo è quello di offrire una serie di utili e semplici strumenti attraverso i quali sia possibile creare un percorso giornaliero capace di dilatare il nostro campo percettivo-cognitivo, rendendoci cioè in grado di udire la nostra voce interiore. Cos’è l’edificazione dello spazio sacro se non la capacità di ognuno di noi di tracciare un cerchio, e di impedire che quanto sta oltre di esso ci confonda e confonda quanto vi sta dentro ? Comprendiamo adesso l’iniziale valore della pratica, e cioè quello di stabilire un muro invalicabile ad impedimento di quelle forze caotiche ed ipnotiche che tendono ad allontanarci costantemente da noi stessi. Solamente una volta eretto questo muro, sarà possibile organizzare lo spazio interiore, rettificarlo, e operare un’espansione costante. Nel momento in cui avremo compreso come la natura umana è cosa assai composita e mutevole, e a seguito di ciò avremo distinto una parte sacra da una naturale,  edificheremo lo spazio sacro dove attraverso l'opera incessante coglieremo i frutti amorevoli del nostro logos interiore. Un logos che perennemente ci parla, ci sussurra sulla Verità e sull'Origine, ma che ostinatamente non ascoltiamo inebriati dalle cose caduche di questo mondo.


Esercizio

Cerca un interlocutore irascibile, o volgare, o saccente. Intratteni con lui una conversazione, osserva con attenzione il momento in cui lui riverserà su di te il flusso caotico della sua conversazione. Osserva come cercherà di sopraffarti, di farti alterare, di farti perdere il centro interiore. Mentre ciò accade ripeti costantemente io sono uno scoglio in mezzo al mare. Traduci le sue parole in onde di colore, e lascia che con ogni espirazione queste onde siano allontanate da te.


Esercizio

Osserva esattamente la sequenza di eventi che ti hanno portato al fallimento di un’iniziativa. Interrogati come da ogni piccola mossa, siano scaturite una serie di alternative che non hai praticato o perseguito. Vivi adesso ognuna di esse, e cerca di intuire in che direzione è andata la tua vita. Adesso cerca di proiettare la tua vita nel futuro, aggiungendo tassello a tassello. Chiediti quale di queste alternative, di questi elementi del mosaico, ti porteranno al perfezionamento interiore, e quali invece causeranno la tua caduta.


(Tratto dal libro "Uomo Ente Magico")



Per maggiori informazioni: uomoentemagico@gmail.com

TUTTO E’ ENERGIA, TUTTO E’ STRATAGEMMA (Uomo Ente Magico - un percorso di conoscenza interiore) -6-


"Tratto caratteristico dell'uomo raffinato è la sua capacità di recitare alla perfezione qualsiasi parte voglia nella sua vita esteriore, mentre interiormente si mantiene libero". (George Ivanovitch Gurdjieff)


Tutto è energia, e tutto è stratagemma. La presenza o l’assenza di energia, di risorse, determina lo sviluppo o la decadenza di ogni organismo grossolano o sottile. Nel corpo della mamma, all’interno del caldo e rassicurante utero materno (atavico ricordo dell’utero cosmico da cui il caos prese forma) avidamente ci nutriamo di elementi vitali che non sono da noi prodotti, ma carpiti in modo parassitario. Così fin dai primi istanti della nostra vita ricerchiamo cibo, per trarre da esso gli elementi biochimici necessari per la nostra meccanica. Tutta la natura è protesa a depredare, a canalizzare, ad elaborare energia, per perpetuare se stessa nelle sue molteplici forme. Al contempo ogni forma che elabora energia, è a sua volta un combustibile per altre forme di vita gerarchicamente superiori lungo la piramide alimentare. Così è anche per l’essere umano, in quanto animale, nella sua forma naturale, non può sottrarsi a tali imperativi. Purtroppo in realtà ci è ignoto, a livello di consapevolezza intima, il processo per cui attraverso la materia assimilata traiamo la biochimica necessaria a costituire e mantenere il corpo fisico. Al contempo non conosciamo, seppur ci alimentiamo di essi, i vari tipi di nutrimento che completano quello minerale–vegetale-animale. Questo nostro essere ignavi ci preclude l’accesso alla vera alchimia, la quale non è uno sterile intellettualismo, ma trova realizzazione in una visione integrale dell’essere umano. Sfortunatamente la nostra ignoranza non solo ci impedisce la possibilità della ricostituzione del corpo di gloria, ma determina anche uno stato di entropia, cioè la dispersione di energia durante i nostri vari processi vitali e psicologici. Tale stato delle cose porta ad un'inefficienza sistemica, dove gli sprechi superano quanto assimilato, determinando il declino dell’uomo naturale nel volgere di pochi decenni. In conclusione nella sua forma naturale, l’uomo è cibo per la Luna, destinato ad immettere nuove forme di energia all’interno del ciclo.
Prima di procedere oltre vorrei soffermare l’attenzione del paziente lettore, su come traiamo nutrimento anche da altre manifestazioni della nostra vita. Ad esempio dalla lettura, dalla visione di un film, oppure dalla semplice interazione con altre persone, in quanto queste sensazioni, queste emozioni, si traducono in sostanze chimiche che vanno a comporre la nostra struttura psicologica, determinando la creazione di nuove sinapsi, oppure adrenalina, dopamina, ed altro che entra in circolazione nel nostro organismo. Ciò è evidente; meno evidente è come la macchina umana depreda o sia depredata energeticamente da parte di altre macchine umane, oppure dalle Eggregore. Questo perché, tornando ad un precedente passaggio, noi stessi siamo cibo e solamente una presa di coscienza attorno a questa dinamica potrà permetterci di porci oltre al ciclo naturale di predatore-preda, di alimento-concime, di vita-morte.
Osserviamo attentamente una qualsiasi dinamica d’interazione umana, sussisterà sempre in ogni istante della medesima colui che prende energia, e colui che cede energia. Oppure poniamo attenzione a come certi eventi mediatici, sociali, economici, oltre ad avere connotati di distrazione di massa, di azione ipnotica, drenano le energie collettive, corrompano il vitale delle persone, riducendole a servi ed automi.
Amico mio, è necessario operare una chiusura ermetica, in modo che quanto noi traiamo onestamente e diligentemente dalla natura a noi circostante, non sia a sua volta razziato da altre forme organiche o inorganiche. Nostro dovere non è solo quello di costruire, tenere in forma, il nostro corpo fisico, ma sopratutto quello di edificare il Corpo di Gloria, o Corpi Sottili, necessari per porre in essere tutte quelle potenzialità sopite ma presenti nella nostra condizione di sonnambuli dimentichi. Questo avviene attraverso la comprensione delle dinamiche dell’alimentazione, della continua raffinazione delle energie, e dell’indirizzamento delle medesime verso la costituzione dei corpi sottili.

Dobbiamo però porre attenzione, perché la natura, le varie forme vitali ed eggregoriche utilizzano sottili stratagemmi per conseguire le proprie finalità (conservazione dell’elemento vitale da parte della natura, preservazione di se stessa da parte di una forma vitale, e sussistenza senza corpo fisico per un eggregore). Questi stratagemmi rientrano nell’arte dell’inganno, ed è per questo che i nostri antichi maestri gnostici suggerivano di ingannare gli ingannatori, attraverso l’arte dell’apparenza. La nostra struttura psicologica tramite il senso del piacere, l’euforia della potenza, la soddisfazione della gola, ecc... trova modo di alimentarsi e manifestarsi, di perpetuare se stessa. Pensiamo come la stessa natura ha inventato il piacere derivante dall’orgasmo per indurre l’uomo a riprodursi, e gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Dobbiamo però impedire la dispersione di energia, l’essere semplici meccanismi o batterie biochimiche, e per far ciò dobbiamo svegliarci dal nostro torpore, e liberarci dalla condizione di totale asservimento. Ecco quindi che a nostra volta dobbiamo ingannare, utilizzare stratagemmi per confondere gli ingannatori, e trarre quanto di utile e funzionale sussiste nei loro stessi artifici, in modo di rivolgerli a nostro vantaggio.


Esercizio:

Poniti in piedi innanzi al Sole, con le gambe leggermente divaricate, la colonna vertebrale ben dritta, e le braccia tese innanzi con i palmi delle mani aperti. Chiudi gli occhi, respira profondamente e prega:” Divina ed Eterna Essenza del Sole, illumina la mia mente, purifica il mio cuore, fai ardere in me il fuoco sacro dell’amore, lenisci le mie ferite, e nutri il mio essere.”

Adesso inspira profondamente, e mentre espiri mantralizza Fa lungamente. Cerca di avvertire il calore che dai tuoi palmi si irradia nelle profondità del tuo corpo.

(tratto dal libro "UOMO ENTE MAGICO")

Per maggiori informazioni: uomoentemagico@gmail.com

PRATICHE SPIRITUALI. UN PICCOLO PERCORSO QUOTIDIANO


24 Marzo 2020

Vorrei raccomandarvi, in questi strani tempi, alcune semplici pratiche di visualizzazione, ricarica energetica, e chiusura ermetica. Ovviamente molteplici sono le pratiche che celebrano tale fine, e non è mio intendimento anteporre queste alle altre; invero molti dei guai che investono il genere umano, la nostra società e noi stessi sono da imputare proprio alla contrapposizione feroce fra idee, sistemi, teologie e informazioni. I quali, nella loro intima natura e nella loro complessità, non tendono al vero e non tendono al buono. Essi hanno come finalità la confusione, in quanto traggono vita dall'errore di un mondo che ha perduto la dimensione del Sacro Essenziale. Un modo dove l’uomo ritiene, dal profondo della propria ignoranza che tutto sia a lui dovuto.
Così non è! Il tenebroso luogo dello Sheol ci attende, in quanto le sue porte sono aperte in noi.
Ogni pratica, fratelli ed amici, nasce dall’uomo e nell’uomo trova punto di emersione e fulcro nel cuore. Il cuore è l’estrema sintesi dell’intelletto e del vitale; e la sua rettificazione è oggi urgente ed indispensabile. L’errore di tanti “iniziati” e cercatori è quello di ritenere che la via sia loro dovuto, che la via si estrinsechi in un egoico percorso di perfezionamento, o, peggio ancora, di acquisizioni di futili ed illusori poteri. Purtroppo il lamento dell’impotente non è canto gradito alla Dea Conoscenza. Come potrebbe la magia, che è atto di assoluta potenza, trarre mossa da uno stato di bisogno? Non può. Ecco quindi la prima raccomandazione. Imparate a praticare per servire un’idea superiore e non il vostro ego. Chiedete nella misura dell’utile, in quanto è nella morigeratezza che il saggio riconosce il buono e l’utile. Sappiate indagare sui vostri agiti, sulle vostre necessità e smascherate quei pensieri e quelle azioni di forma nobile, ma che nascondo una delle sette teste del dragone chiamato ego.
Inoltre, amici miei, un’ultima raccomandazione. Il luogo dove praticare è essenziale. Esso deve essere un luogo scevro da cattivi odori, da disordine, da commistioni e da quanto a livello quaternario possa esaltare agenti inerziali ed opponenti alla ricerca della Conoscenza. Questo luogo deve essere raccolto, ma non angusto, deve essere santificato dalla vostra costante presenza operativa e dal vostro pensiero teso alla ricerca di un Sacro che si manifesta nell'uomo, ma che è posto oltre l’uomo e la caduca manifestazione. Quindi individuate tale luogo, purificatelo con l’incenso o il suono di una campanella, o una preghiera o un rito a voi congeniale e date cadenza regolare alla vostra pratica.
 Inoltre, e qui concludo, ricordatevi che TUTTO E’ ENERGIA. Noi traiamo sostentamento da alimenti, ma noi siamo alimento per altro. L’uomo inconsapevole si nutre inconsapevolmente, e l’uomo inconsapevole è nutrimento per enti consapevoli. Impariamo a ridurre il dispendio di energia, rimuovendo il nostro eccesso nel parlare, nell'agire e nell'organizzare il nostro pensiero. MODO INDICATIVO E TEMPO PRESENTE, non cerchiamo altro e tutto troveremo.

E' possibile, se lo desiderate, scaricare le pratiche (che andranno a disegnare un semplice percorso quotidiano) al seguente link:


A presto ritrovarci.
eremitadaisettenodi@gmail.com

LA PAURA


Amati Fratelli e carissimi amici,

Vorrei spendere, in queste scarne righe, alcune riflessioni attorno alla paura; argomento assai consono alle strane contingenze di questo infausto periodo.

Sicuramente è possibile leggere la paura sotto molteplici prospettive (la paura per la salute, la paura per il futuro incerto, la paura per la sicurezza dei figli, la paura legata ai viaggi o ai mezzi di locomozione, la paura legata ad eventi incerti, ecc..), ma sicuramente possiamo affermare che essa a livello della singola persona è un'emozione; un qualcosa che non solo ci trascina fuori dal nostro centro di gravità interiore, ma che traveste e stravolge la nostra percezione del mondo esteriore. La paura è in definitiva una delle tante maschere di cui l'io ama vestirsi per esercitare quel potere ipnotico che lega gli uomini alla monotona e ripetitiva contingenza del quotidiano. In un eterno presente sospeso fra l'ansia di un futuro minaccioso ed indecifrabile ed il rimpianto per un passato, che per quanto triste è ad esso preferibile. La paura, nelle sue molteplici forme di ansia/fobia/rimpianto/frustrazione, ci blocca come una ferrea catena fisica e, soprattutto, psicologica.
La paura a livello di massa, questo ventre molle e privo di ragione, è potente strumento di controllo e di indirizzo necessario per tenere il gregge nel recinto e per condurlo verso nuovi pascoli. Attraverso la paura sono imposte alla massa, agendo ed amplificando quanto essa maggiormente teme, restrizioni e privazioni che in tempi “normali” non sarebbero ipotizzabili e che successivamente sembreranno ovvi e necessari.

Invero la paura percuote e scuote, inducendo alcuni a fuggire lontano ed altri a rimanere immobili innanzi all'accadimento ritenuto malvagio e nocivo; ecco quindi che i veri nemici della ragione e della nostra capacità di osservare degnamente i fenomeni interiori ed esteriori sono la paura ed il veleno stordente che essa inietta in noi.
Per una presa di coscienza integrale è necessario interrogarsi: di cosa abbiamo paura? Scopriremo, scavando nelle profondità della nostra anima e rifuggendo da stereotipate risposte, che la ragione profonda, se di ragione possiamo qui parlare in tale triste contesto, è la morte. Ogni paura, dalla più misera alla più angosciante, trova radice nell’immagine del momento in cui moriremo. Essendo la persona priva di risposte attorno ai grandi quesiti della vita (e della morte), e rimuovendoli dalla propria sfera cognitiva, essa è tramortita e annichilita innanzi ad ogni cambiamento, presunto o reale, del proprio quotidiano; esso, muto o chiassoso testimone, ricorda l'ineluttabile procedere verso il momento che sancirà la fine del tempo terreno; esso è il preludio della fine di ogni recita, e l’assenza di certezza per un altro canovaccio, spartito e palcoscenico.

Se questo è l'uomo naturale e la sua risposta, o meglio la sua non risposta, innanzi alla paura, quale dovrebbe essere la voce dell'iniziato innanzi ad essa?

Poiché l'iniziato vorrebbe, uso il condizionale non in riferimento a quanto è auspicato ma in relazione all'effimera sostanza di innumerevoli iniziati, essere individuo e non persona.
Poiché l'iniziato vorrebbe perseguire l'equanimità innanzi alle cose di questo mondo, ovvero non lasciarsi distrarre dal clangore, essere in perfetto equilibrio malgrado le alternate movenze del piano e scorgere la luce laddove vi è la tenebra.
Poiché l'iniziato, quello autentico, comprende che la reale rinascita necessariamente passa attraverso la grande morte dell'Io.

Ecco fratelli miei che vi invito a perseverare nelle vostre pratiche rituali individuali, ad esercitare il dono della pazienza e dell'ermetico isolamento innanzi alle contagiose eggregore di questo mondo, ad erigere attorno a voi un invalicabile e granitico muro dove il cemento, ed il vostro cimento, è forgiato dalla presenza a voi stessi e dalla consapevolezza che l’iniziazione è la vita vissuta ed esperita consapevolmente. Non è forse vero che il vostro rituale associativo, e successivamente ogni altro rituale iniziatico, è muto testimonio della morte? Non è forse vero che il reale significato di un percorso iniziatico è la preparazione alla prima morte, la necessaria dissoluzione dell’involucro grossolano e di quello psicologico? Questa la testimonianza, questo il ricordo e questo l’indirizzo fra maschera e mantello che dovete adottare.

Fratelli miei, quanto in precedenza suggerito vi è richiesto non tanto dal vostro Grande Maestro, ma dal giuramento che voi stessi avete prestato alla parte più nobile e pura di voi stessi: la vostra splendente scintilla pneumatica.

Fratelli ed Amici vi saluto innanzi alle nostre Sante Luci.