lunedì 5 aprile 2021

Riflessioni di “Pasquetta”.

Carissimi amici vorrei spendere poche e modeste riflessioni attorno al significato di questa giornata. Mi si permetta, per meglio accompagnarvi lungo il sentiero che intendo intraprendere, una breve e propedeutica digressione. Nel vangelo di Luca è scritto: “Lc 21,29-33: “non passerà questa generazione prima che tutto avvenga” Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. ... Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.”

La generazione a cui si riferisce Gesù era quella degli apostoli, con una certa clemenza possiamo aggiungervi i loro discendenti di primo e secondo grado, ma risulta evidente a tutti noi che l’annunciazione del nuovo regno (quello di Dio) si è rivelato (a distanza di duemila anni) fallace. Basterebbe ciò per sostenere come una parte della narrazione imputata a Gesù, tramite i vangeli, sia fasulla. Ciò era ben presente anche alla mente dei Padri della Chiesa e dei Teologici, i quali sostennero che tutta la narrazione dovesse essere riletta in chiava allegorica (Figura retorica per mezzo della quale l'autore esprime e il lettore ravvisa un significato riposto, diverso da quello letterale.) Sapete, amici miei, chi furono i primi interpreti allegorici – oltreché simbolici – della narrazione “cristiana”? Furono i maestri delle scuole gnostiche alessandrine (Valentino, Basilide, Carpocrate, ecc..) Orbene veniamo a questo giorno; giungiamo alla Pasquetta. 

In questa ricorrenza la Chiesa ricorda l'annuncio dell'angelo alle donne - Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Salomè - che erano andate al sepolcro dove Cristo era sepolto e che avevano trovato la pietra di ingresso spostata. 

Nel Vangelo di Marco (16,1-2) si legge: «Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole»

Nel Vangelo di Matteo (28,1) si legge, invece: «Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba».

Luca (24,1-10) riporta, invece: «Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. (...) Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli».

E, infine, in Giovanni (20,1) si legge: «Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro».

In sostanza in questa giornata si ricorda, si festeggia, non tanto il trionfo della promessa di vita eterna sulla morte terrena, quanto la divulgazione di questa “verità” su cui, intendiamoci, trova SENSO il potere, la struttura e l’articolazione della stessa Chiesa.  Terminata questa semplice, ma pur sempre utile, esposizione di passi dei vangeli, vorrei adesso spendermi in due riflessioni la cui sostanza non è quella religiosa – il sottoscritto non è uomo di religione – ma, permettetemi, più squisitamente “gnostica”. Ancora una breve esposizione introduttiva. In tale ottica Gesù e il Cristo non necessariamente trovano compenetrazione in identica figura e neppure vi è una lettura universale, meccanica ed esterna del processo che conduce l’uomo al trionfo sulle leggi di questo mondo.  Il “male” è l’ignoranza  e la conoscenza è la sola via riservata all’uomo che desidera ascendere: non la fede, non la legge, non i sacramenti.

Il Vangelo di Luca, riporta:

«Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo...».

- Quanti hanno la pretesa di essere su di un percorso “spirituale” o “iniziatico” quando nella realtà sono solamente dispersi nella dialettica interiore? Cosa rappresentano questi due “discepoli” (uomini che erano stati nel gruppo di Gesù) che discutono fra di loro, se non la mente che parla alla mente? Ed ancora non è forse vero come la realtà sia, purtroppo per molti, ben misera innanzi alle suggestioni, alle filastrocche e alle presunzioni interiori? A questi uomini qualsiasi verità espressa o sperimentabile è negata, in quanto essi sono completamente assorbiti nel loro mondo psicologico; è questo una barriera che separa loro dalla presa di coscienza interiore, dalla manifestazione del Cristo Intimo. Ecco quindi come sia necessario porre un freno al dialogo interiore della mente alla mente; ecco quindi come sia necessario prendere consapevolezza del qui ed adesso; ecco quindi come sia necessario interrogarci sul reale senso del nostro cammino ed andare oltre alle forme e alle abitudini.

<<Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che é vivo? Non è qui, è risorto>>

- E’ qui l’Angelo, il messaggero, che parla alle donne turbate. Ancora, perché tanti fra noi – ma che mai saranno del nostro numero – si ostinano a non andare oltre il velo dell’apparenza delle cose tutte? Perché la ricerca spirituale – una ricerca priva la loro di reali conquiste – è considerata solamente un feticcio, un corpo morto, da tumulare, adornare con vestimenti e oli preziosi? Ecco quindi, come tragica conseguenza, il guardare laddove non vi è nient’altro che illusione e suggestione. Il mirar il dito, che tende alla Luna. Così è purtroppo per molti, che cercano nella lettera morta e nelle patenti e nei lustrini e nel loro ego quando dovrebbe dar la vita, ma in realtà dona solamente l’olezzo di putrefazione a coloro che già sono morti.


1 commento:

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