sabato 4 marzo 2017

Maestro e Discepolo



Occorrono molto tempo e molte pene per imparare che non sappiamo niente, che non possiamo niente, che non siamo niente da noi stessi, ma che sappiamo tutto e possiamo tutto in Dio (Louis Cattiaux, Il Messaggio Ritrovato)

Quante volte è capito di leggere, di udire, qualcuno asserire che nella mia vita non ha mai incontrato un vero maestro?

Quante volte abbiamo letto, sentito parlare, taluni che si professano "maestri" in virtù di qualche discendenza, di qualche lustrino o di qualche pezzo di carta assunti e pretesi come prova del loro reale valore? Abbiamo mai sentito, o letto, io sono un pessimo discepolo, oppure io sono ciò che sono in virtù del mio percorso di vita? Raramente.

Eppure..... 


Eppure bisognerebbe ricordare che se da un lato il percorso è sempre e comunque individuale, in quanto ognuno di noi si pone individualmente innanzi alle cose di questo mondo, dall'altro è necessario tener presente che il rapporto fra "maestro" e "discepolo" è unico e particolare. Un dinamico equilibrio in perenne mutamento. L'uno si riflette nell'altro ed entrambi si sospingono verso nuovi traguardi dell'intelletto e dello spirito: fino alla reciproca liberazione dal rapporto. 


Liberazione che giunge quando il discepolo avrà acquisito la propria maestria interiore e il maestro sarà stato a sua volta pieno e consapevole discepolo del proprio spirito di servizio.


Ecco quindi che il vero maestro non è colui che si siede sullo scranno, in genere di carta e fumoso, ma colui che trasmette degli strumenti, che inserisce all'interno di un perimetro tradizionale, erudisce all'arte che gli è propria e trasmette il proprio esperito di vita. 

Tutto ciò senza volontà di prevaricazione, senza volontà di dare vita ad un riflesso di se stesso... semplicemente ricordando quello che è stata la sua esperienza lungo le impervie vie dello spirito. Nelle quali è maggiore il giovamento che si trae dal cadere e dall'apprendere dagli errori, piuttosto che dal sordo orgoglio della cantilena infinita degli IO, delle parole imputate a persone passate oltre il velo e da assunti indimostrati ed indimostrabili.
Taluni tendono a dimenticare, purtroppo per loro, che la dimensione Incognita che l'Iniziatore assume non è tanto quella del mascheramento del proprio nome. Quanto piuttosto quella del porre da parte il proprio ego, in modo da permettere a colui che si affida il giusto tempo e spazio di maturazione. 

Il Maestro non cerca un ruolo nella ribalta del palcoscenico del mondo. Tale aspirazione viene lasciata ai commedianti di seconda fascia. Il Maestro, colui che trasmette rudimenti ed insegnamenti, sa che mille piccole luce nella notte orfana di luna rischiarano anche la più profonda tenebra.


Al contempo il discepolo deve essere pienamente consapevole che la via non è la riproposizione del passo altrui, non preserva dagli accidenti della vita e non compensa frustrazioni e colma aspettative. La via è un'adesione ad una prospettiva, un lento e continuo cimento su noi stessi. La via è "cambiare" noi stessi in noi stessi.


Attenti quindi a quei discepoli che saltano continuamente da un percorso all'altro. 

Attenti a quei "maestri" che confondono e spingono il discepolo a comportamenti che niente hanno di iniziatico.

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