venerdì 13 novembre 2020

BELLE ROSE

 

Sicuramente questo è un libro particolare. Uno scritto dove il piano temporale e quello del susseguirsi delle azioni e dei personaggi risultano essere disconnessi: dando vita ad una sorta di sospensione onirica, vellutata ed ovattata, dove Martinez de Pasqually e Louis-Claude de Saint-Martin sembrano quasi galleggiare. Il testo indugia nello descrivere, attraverso la finzione di un amore platonico fra il Filosofo Incognito e una delle voci narranti, quel clima sociale e culturale della Francia prerivoluzionaria. L’azione divulgativa ed iniziatica, quindi organizzativa e rituale, dei due Maestri pare quasi soccombere innanzi alle miserie della vita quotidiana e del ruggito dello stravolgimento sociale. Monito di come qualsiasi uomo, a prescindere dalla propria levatura, debba trovare misura e relazione nell’ambiente e nel tempo in cui la propria effimera esistenza si manifesta. È questo il palcoscenico della vita, in cui noi tutti siamo attori e comparse. Il quotidiano, nel lento oscillare fra libri e passeggiate, è quel quadro dove l’autore cesella il delicato rapporto fra il Martinez e il Saint-Martin. Il primo, conosciuto universalmente come Teurgo, appare uomo di grande intelletto e carisma, capace di organizzare un Ordine, di forgiare un rito collettivo e di imporlo sopra i canonici gradi della libera muratoria. Il secondo, che del Martinez fu segretario, appare di carattere schivo, dedicato alla mistica e raccolto nell’intimità del proprio studio-oratorio. Sarà il viaggio a Santo Domingo, e la conseguente morte, del Martinez a determinare il crollo dell’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo. In seguito a questi accadimenti, Louis-Claude de Saint-Martin, oramai libero dagli obblighi e dall’influenza nei confronti del Maestro, intraprende senza remora la propria strada dai più definita cardiaca. 

La quale, a mio avviso, è l’articolazione dell’insegnamento precedente in strumenti e cadenze maggiormente congeniali al Filosofo Incognito e ai foschi avvenimenti che bussavano alla porta della Francia.

Poteva ancora sussistere, nel tempo del Terrore, un lavoro collettivo di Loggia ad opera di nobili e ufficiali dell’esercito, con segrete parole di passo? Sicuramente no!

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