martedì 7 maggio 2013

La Via dell'Azione

Essendo il Karma una legge meccanica questa agisce a prescindere la consapevolezza o la non consapevolezza dell'esistenza di questa legge. Ne consegue che in realtà nessuno si assume la responsabilità di ciò che compie, ma piuttosto si assume le conseguenze di tale azione. Il problema di fondo quindi, all'interno di questo pallottoliere spirituale, è la consapevolezza che ciò che compiamo, ma anche ciò che NON compiamo, ha una conseguenza. La consapevolezza è diretta espressione del Dharma: La legge, fondamento della realtà, giustizia/giusto, come le cose sono/dovranno essere. In assenza del Dharma ogni nostra azione ricade in una sfera contingente e transante, quindi illusoria, e quindi inevitabilmente produttiva di Karma.Solamente seguendo il nostra Dharma otterremo un giusto scopo, e da esso germoglierà la possibilità del Moksa.

Rifugiarsi nella meditazione e nella sola presa di consapevolezza della nostra mente, può essere effimero e consolatorio. E' indubbio che il mondo esteriore è un riflesso del mondo interiore, ma non essendo gli unici che attraversano questa contingenza caduca e transante, il mondo esteriore è il riflesso della sommatoria dei mondi interiori di ognuno di noi. Per questo se siamo retti da un'Idea Superiore non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo, rinunciare oltre che alla lotta interiore, contro la nostra moltitudine, a quella esteriore contro ciò che è evidentemente male e sofferenza che si insinua nei corpi, nelle menti, e nelle anime.

È più importante impedire ad un animale di soffrire o di morire, piuttosto che restare seduti a contemplare i mali dell’universo pregando in compagnia dei sacerdoti.

Buddha Siddhārtha Gautama

Se quanto sopra asserito è valido per la violenza condotta verso un animale, a maggior ragione L'Azione come manifestazione di Forza retta dalla Giustizia, sotto l'influsso dell'Idea Superiore, è valevole quando la sofferenza e la morte sono causati verso un altro essere umano.

Nessun commento:

Posta un commento