sabato 26 dicembre 2020

SALMO 91 e il Basilisco


Nei dettagli si cela la conoscenza, nei dettagli si cela l'inganno.

Tutti noi conosciamo il Salmo 90/91 e il suo consolidato potere apotropaico (Che serve ad allontanare o ad annullare un influsso magico maligno). Gli studi papirologici  ci indicano come, fatte 209 le citazioni di Salmi, il Salmo 91 (90) è richiamato in 33 occasioni e ben più di ogni altro Salmo; questa evidenza statistica deve suggerirci una lecita riflessione sulla ragione di tale predilezione, da parte della cultura cristiana formatasi in Egitto, nei confronti di questo Salmo. 

La ragione per cui la spiritualità delle primitive comunità cristiane d’Egitto (ricordo che fu proprio questa terra il luogo dove inizialmente e massicciamente si diffuse la narrazione cristica, che si intrecciò con lo gnosticismo e la cultura greca) fu così attratta da questo capitolo del Salterio è sicuramente da ricercarsi nella sua centralità e nell’arte talismanica, magica e religiosa ebraica.  Non è però adesso mia intenzione intrattenere il gentile lettore con un'esposizione ampia di questo Salmo e la sua centralità nell'opera magica, vorrei piuttosto spendere alcune riflessioni e attenzioni in merito alla sue infedeli traduzioni in volgare.

Il libro dei Salmi della Veuts Itala riporta quanto segue:

11 Quoniam angelis suis mandavit de te: ut custodiant te in omnibus viis tuis. 12 In manibus portabunt te: nequando offendas ad lapidem pedem tuum. 13 Super aspidem, et basiliscum ambulabis: et conculcabis leonem et draconem. (Vetus Itala)

Per inciso la Vetus Itala o  Vetus latina è la denominazione convenzionale ed inclusiva  che raccoglie tutte le diverse traduzioni della Bibbia in lingua latina (ad opera quindi di diversi estensori) dal II al IV secolo. Queste Bibbie, che circolavano nelle province continentali dell'Impero Romano (abbiamo anche la Vetus Afra, che ovviamente erano le bibbie delle province africane dell'Impero) sono ovviamente precedenti alla Vulgata, che ricordo essere la traduzione della Bibbia in lingua latina a curata da Sofronio Eusebio Girolamo. Ne consegue che il libro dei Salmi raccolto Veuts Itala - Vetus Latina - non solo è più antico della Vulgata, ma gode anche di una maggiore aderenza all'antico senso "spirituale e magico" infuso nei Salmi.  

Orbene vediamo alcune traduzioni:

11 Poiché egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. 12 Essi ti porteranno sulla palma della mano, perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra. 13 Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il serpente. (Nuova Riveduta)

11 Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. 12 Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede. 13 Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi. (CEI)

11 Poiché egli comanderà ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie. 12 Essi ti porteranno nelle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in alcuna pietra. 13 Tu camminerai sul leone e sull'aspide, calpesterai il leoncello e il dragone. (Nuova Diodati)

Eppure il testo in latino della Vetus è chiaro, si parla in modo inequivocabile di Aspide e Basilisco. Certamente aspide è indicazione generica, oggi, per un gran numero di serpenti velenosi, ma dobbiamo anche rammentare che all'interno di un testo "sacro" così impreziosito da simboli e affreschi mitici ogni elemento ha un senso che va ben oltre l'aspetto meramente formale ed enunciativo. Ecco quindi che l'aspide è presumibilmente il Cobra egiziano, con associato l'alto significante che deteneva nella sfera magica e religiosa dell'antico Egitto. Il Basilisco secondo Plinio il Vecchio e Solino era un serpente dalle minute dimensioni, forse lungo meno di venti centimetri, ma dal mortale veleno: capace di uccidere all'istante (retaggio della Medusa?) 

Scrive Plinio: "E’ un drago che ha sulla testa una corona d’oro, grandi ali spinose, una coda di serpente, che termina con la testa di un gallo. Il suo fiato avvizzisce la frutta. Il suo sputo brucia e corrode. Il suo sguardo spacca le pietre. L’odore della donnola lo uccide."




Quindi nelle varie vulgate si è voluto collocare l'azione di protezione di questo Salmo in una sfera naturale (vipere, leoni) tralasciando o comunque relegando ad un ruolo secondario l'aspetto. Questo a mio avviso implicitamente ed esplicitamente depotenzia l'azione del Salmo, il quale nella sua enunciazione è privato di quelle immagini - e le stimolazioni profonde connesse sulla nostra psichiche - dall'alto potere evocativo. Immagini capaci di traslare l'operatore da un piano quotidiano ad un piano che si perde in quella notte dove tempi dove il Mito era porta per i nostri più profondi recessi.



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