Prima di introdurci
lungo il sentiero dello studio del mito gnostico, è bene precisare e delimitare
il messaggio che questi maestri, filosofi, mistici, visionari ed iniziati
intendevano veicolare nelle loro arabescate e complesse cosmogonie.
Inizialmente è doveroso sottolineare come
sia profondamente sbagliata l'odierna abitudine di considerare i termini
"gnosi" e "gnosticismo" come sinonimo l’uno dell’altro.
Oggi in molti, anche coloro che dovrebbero avere le idee chiare a tal
proposito, tendono a considerare, o considerarsi, gnostici solamente perché
antepongono la Conoscenza alla Fede quale viatico di salvezza dall’effimera
condizione umana. Da cui discende che il concetto di gnostico è oggi dilatato
oltre ogni suo naturale confine, e declinato a semplice aggettivo
qualificativo. È quindi mio intendimento cercare di delimitare l’una e l’altro,
gnosi e gnosticismo, in modo da poter comprendere l’intimo significato (la
gnosi) che queste ricche mitologie custodivano ed offrivano ad un particolare
tipo di uomo (lo gnostico).
Ovviamente possiamo affermare che ogni
comunità spirituale, iniziatica e religiosa propugna una propria gnosi; ma non
tutta la gnosi è raccolta nello gnosticismo, il quale sviluppa un viatico verso
la Conoscenza che assume caratteristiche proprie, in guisa della prospettiva
originale attraverso la quale lo gnostico si rapporta alla creazione ed al
creatore.
Cercando quindi di dare un senso a cosa è lo gnosticismo, e di riflesso al tipo di
gnosi che in esso è pregante, possiamo affermare come lo gnosticismo sia stato un
movimento eterogeneo, formatosi e sviluppatosi, apparentemente, in seno
all'Impero Romano nei primi tre secoli dell’era cristiana; la gnosi, che esso
propone è la conoscenza dell'uomo, delle sue radici e della salvezza da questo
mondo che è ritenuto ostile
ed ingannatore in quanto creazione di una divinità minore e gelosa. La
gnosi è innanzitutto “verità” attorno alla prigionia dell’uomo e
successivamente forma e veicolo di salvezza, che permette all’uomo pneumatico
di emanciparsi dal retaggio carnale e psichico a cui la divinità lo ha
asservito.
Questa conoscenza non è intellettuale, non
è frutto di riflessioni e neppure deriva dalla pratica nelle e per le cose di
questo mondo, essa assume caratteristica di illuminazione profonda, liberatrice
e salvatrice.
Riportiamo le parole di Valentino[1],
maestro gnostico alessandrino, così come tramandateci da Ireneo di Lione[2]
nella sua opera Adversus Haereseses.
«Non
si deve compiere il mistero del potere ineffabile e invisibile per mezzo delle
cose visibili e corruttibili della creazione, né quello degli esseri
impensabili e immateriali per mezzo delle cose sensibili e corporee. La
"salvezza perfetta" è la "conoscenza" stessa dell'ineffabile
grandezza: perché essendo venuti attraverso l''Ignoranza', il 'Difetto' e la
'PassionÈ, tutto il sistema generato dall'Ignoranza è dissolto dalla
conoscenza. Perciò la conoscenza è la salvezza dell'uomo interiore; e non è
corporea, perché il corpo e corruttibile; non è psichica, perché anche l'anima
è un prodotto del difetto ed è come un abitacolo per lo spirito: spirituale
deve essere perciò anche la salvezza. Per mezzo della conoscenza l'uomo
interiore, spirituale, è salvato; perciò "a noi è sufficiente la conoscenza
dell'essere universale": questa è la vera salvezza» (Iren. I, 21,
4).
In base a quanto sopra riportato possiamo
proporre due riflessioni.
La prima è come lo gnostico ricerchi una
propria via individuale, non trasmissibile e non universale attraverso il
rifiuto delle convenzioni psicologiche, religiose e sociali in quanto ritenute
corrotte e corruttrici. Ecco quindi l’impossibilità di trovare strumento nelle
cose di questo mondo, per liberarsi da esse. È necessaria una presa di
coscienza, la quale è l’unico mezzo atto a liberare l’uomo gnostico. Questo
mondo è frutto dell’ignoranza, la quale è espressione di un Ente “Inferiore ed
Estraneo” all’Essere[3]
il quale è conoscenza pura. Ovviamente questa conoscenza, la Gnosi, non
afferisce al corpo fisico e alla mente, i quali sono evidentemente prodotto
delle forze di questo mondo e neppure all’anima, la quale è costretta fra
Spirito e Materia, ma è espressione dell’Uomo Primordiale: di quanto affonda le
proprie radici nella Plenitudine del Pleroma.
La seconda è che il tipo di conoscenza
gnostica non è tanto un apporto, una conquista, una proprietà o un possesso da
conseguire, ma una vera e propria forza che dissolve l'uomo duale, frutto della
materia e della mente; quest’ultime, come mortifero fango, ricoprono e opprimono
l'uomo interiore/spirituale figlio perduto di un Dio che è
oltre e precedente il dio della creazione.
la seconda parte dell'articolo su: http://ridotta.blogspot.com/2020/05/sul-tipo-di-conoscenza-gnostica-seconda.html
[1] Valentino (Floruit 135-165; Phrebonis, ... – ...)
è stato un teologo, filosofo e predicatore egiziano di formazione filosofica
greca ed orientale.
[2] Ireneo (Smirne, 130 – Lione, 202) è stato un vescovo
e teologo romano. Avversario di ogni devianza dall’ortodossia della Chiesa di
Roma, si è impegnato nella lotta contro ogni forma di eresia. «La tradizione
degli apostoli, manifesta in tutto quanto il mondo, si mostra in ogni Chiesa a
tutti coloro che vogliono vedere la verità e noi possiamo enumerare i vescovi
stabiliti dagli Apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi… (Gli
Apostoli) vollero infatti che fossero assolutamente perfetti e irreprensibili
in tutto coloro che lasciavano come successori, trasmettendo loro la propria
missione di insegnamento. Se essi avessero capito correttamente, ne avrebbero
ricavato grande profitto; se invece fossero falliti, ne avrebbero ricavato un
danno grandissimo.» (Adversus haereses, III, 3,1: PG 7,848)
[3] Il Nous in alcuni sistemi gnostici.
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